Il potenziale rialzo dei prezzi dell'uranio: impatti e prospettive

Vontobel Markets 7 mar 2024 | 3 Minuti di lettura


Dopo aver raggiunto i massimi degli ultimi 16 anni, potrebbe avviarsi un nuovo rally nei prezzi dell’uranio.

L'energia nucleare, si presenta come una più che concreta alternativa per garantire una transizione verso fonti più sostenibili. Inoltre, le minori emissioni di CO2 per gigawattora la rendono una scelta attraente per affrontare la crisi climatica. 
Le pressioni al rialzo sui prezzi dell'uranio si sono manifestate nella prima parte dell'anno, con le quotazioni che hanno raggiunto i 106 dollari all'inizio del mese. Sebbene ci sia stata una rapida correzione che le ha riportate a 95 dollari, nel complesso la performance della materia prima nel 2024 rimane positiva (+4%). 

I fattori dietro il rialzo dei prezzi dell'uranio

Durante la recente COP28, ben 22 Paesi hanno annunciato il loro impegno a triplicare la capacità energetica nucleare entro il 2050. Questa decisione è stata motivata dalla necessità di garantire la sicurezza energetica, soprattutto in un contesto geopolitico instabile, come dimostrato dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
Kazatomprom, il principale produttore mondiale di uranio, ha avvertito che potrebbe non raggiungere i suoi obiettivi di produzione nei prossimi due anni, aumentando i rischi legati all'offerta mentre la domanda di combustibile nucleare torna a crescere. 
La società, quotata a Londra e controllata dal governo del Kazakistan tramite il suo fondo sovrano, ha dichiarato che la carenza di acido solforico e i ritardi nella costruzione dei nuovi giacimenti stanno causando problemi di produzione che potrebbero persistere fino al 2025. Il trend rialzista dell'uranio, quindi, non è solo il risultato della crescente domanda di energia nucleare, ma è soprattutto guidato da un crescente deficit nell'offerta.
Ulteriore fattore che ha contribuito al notevole aumento delle azioni dei minatori di uranio in tutto il mondo, le dichiarazioni degli Stati Uniti riguardanti la sollecitazione di offerte per incrementare la produzione nazionale di un combustibile nucleare denominato “uranio a basso arricchimento ad alto dosaggio”, o HALEU, al fine di rafforzare la sicurezza energetica del Paese. Anche il Regno Unito ha annunciato un investimento fino a 300 milioni di sterline (383 milioni di dollari) per aumentare la produzione di HALEU, attualmente prodotto commercialmente solo in Russia, oltre alla costruzione di un'altra centrale nucleare su larga scala, che si aggiungerà ai progetti attuali di Electricité de France S.A., come parte dei piani per la sua più grande espansione dell'energia atomica degli ultimi 70 anni.

ETF Global X Uranium raggiunge nuovi massimi

L'incremento dei prezzi dell'uranio ha portato ad un aumento dei flussi nell'ETF Global X Uranium (URA), che ha raggiunto il suo massimo da gennaio 2013, toccando i 31,50 dollari. Dal minimo registrato nel 2020, il prezzo dell'ETF è cresciuto di oltre il 300%. Con un patrimonio di oltre 2,7 miliardi di dollari, l'ETF Global X Uranium ha visto un aumento costante degli asset negli ultimi cinque mesi, superando i 370 milioni di dollari, il livello più alto degli ultimi dieci anni.

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Cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi? 

Secondo gli analisti di Citibank, è previsto che i prezzi dell'uranio raggiungano una media di 110 dollari per libbra nel 2025, rispetto ai circa 105 dollari attuali. La banca ha attribuito questa prospettiva rialzista alla chiusura delle miniere a causa di anni di sovrapproduzione e prezzi bassi. Questa visione positiva è condivisa anche da Jefferies, che prevede che, con le dinamiche a breve termine favorevoli, i prezzi possano superare i massimi storici di 136 dollari per libbra raggiunti nel giugno 2007.
Secondo Guy Keller, gestore di portafoglio presso la società di investimento Tribeca, l'insufficienza dell'offerta, che persiste da un decennio, continuerà poiché siamo nel bel mezzo del più grande programma di costruzione di reattori degli ultimi decenni. 

Investire nel rinascimento nucleare con lo Strategic Certificate sul Vontobel Nuclear Energy Index

Il crescente deficit nell'offerta e l'aumento della domanda forniscono un solido sostegno ai prezzi dell'uranio, rendendolo un'opzione di investimento a bassa volatilità durante il “Rinascimento Nucleare”. A differenza di altre materie prime, l'uranio non viene scambiato su un mercato aperto. Pertanto, gli investitori possono ottenere un’esposizione sulla materia prima sottostante attraverso lo Strategic Certificate sul Vontobel Nuclear Energy Index (ISIN: DE000VX58615).
Questo strumento offre agli investitori la possibilità di accedere a società del settore nucleare con un singolo investimento. L'indice comprende società provenienti sia da paesi industrializzati che da mercati emergenti, selezionate in base alla loro partecipazione nell'estrazione dell'uranio o nella produzione di energia nucleare, secondo la classificazione del FactSet Revere Business Industry Classification System (RBICS). Composto da 25 società con la più alta capitalizzazione di mercato nel settore, l'indice include anche società che forniscono tecnologie o servizi correlati al nucleare, come la costruzione di reattori nucleari, nel caso in cui non siano disponibili abbastanza società idonee. I componenti dell'indice sono ponderati in modo uniforme e vengono rettificati due volte all'anno. La commissione annuale per la gestione dell'indice è dell'1,25%.


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In questa puntata Jacopo Fiaschini, Head Flow Products Distribution Italy di Vontobel, parla delle prospettive di mercato post voto americano e anticipa il tema di diversificazione che sarà trattato nel corso della tavola rotonda dell'evento "Investire in un mondo che cambia" di Borsa Italiana.


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