Yolo, l’insurtech debutta a Piazza Affari
Il co-fondatore e CEO De Cobelli ci racconta storia e ambizioni di una società dell’innovazione
FTA Online News, 07 Nov 2022 - 10:55
“Abbiamo fondato Yolo nel 2017 con la convinzione che il mondo assicurativo stesse vivendo una rivoluzione digitale simile a quella di altri settori. Il motore del cambiamento non era soltanto nei canali di distribuzione o nel rapporto con i clienti, ma soprattutto nell’evoluzione della domanda dei consumatori di servizi assicurativi. Io e il mio socio Simone Ranucci Brandimarte, forti di esperienze consolidate nei settori della finanza e della tecnologia, abbiamo così deciso di portare anche in Italia l’innovazione digitale assicurativa. Da un lato vedevamo un sistema assicurativo molto tradizionale basato in gran parte sulla rete fisica, con tanti piccoli broker e grandi reti di agenti, dall’altro lato c’era un cittadino che chiedeva alle assicurazioni quello che otteneva su altre piattaforme tecnologiche: aderenza alle nuove esigenze e flessibilità.
Siamo partiti così con i primi tre prodotti per lo sport, la mobilità e la casa. Abbiamo immaginato servizi giornalieri, bigiornalieri, bisettimanali e mensili per le nuove esigenze. Abbiamo costruito una nostra tecnologia e stretto alleanze con importanti compagnie assicurative e protagonisti dell’IT, da Generali a Be, da Intesa Vita a CRIF. Negli anni ci hanno supportato, sia partecipando alle raccolte di capitale, che accompagnandoci nello sviluppo: oggi sono azionisti di lungo corso a sostegno del nostro progetto. Siamo ormai un brand consolidato. Il nostro fatturato proviene per il 70% dal B2B, ossia dai servizi di digital enabler con cui portiamo tecnologia e servizi innovativi dentro le grandi aziende del settore; il rimanente 30% è il frutto dell’attività di broker digitale”.
Gianluca De Cobelli, fondatore e CEO di Yolo con un passato da manager di primo piano in realtà dei pagamenti digitali come CartaSì (oggi Nexi), ha insomma fondato sulla consapevolezza dell’evoluzione della domanda anche nelle assicurazioni una nuova realtà digitale italiana al servizio del cambiamento.
Nel 2017 in Italia non esisteva neanche la parola Insurtech, ma da allora anche il nostro settore assicurativo è cambiato molto. Come avete vissuto questi primi anni di vita e quali tendenze vedete e prevedete adesso?
“La scommessa di portare, da nativi digitali, l’innovazione nelle grandi compagnie è stata coraggiosa, ma vincente, il sostegno costante dei partner lo ha confermato. Fin dall’inizio abbiamo percepito la necessità di operatori che abilitassero la trasformazione. La nostra natura agile – ad oggi siamo un team di 26 persone con asset digitali proprietari - ci permette di sviluppare più rapidamente nuove soluzioni e metterle al servizio delle grandi strutture. Noi collaboriamo alla creazione di nuovi prodotti lasciando il rischio e la definizione del pricing in carico alle compagnie, ma lavorando anche all’efficacia delle soluzioni che devono essere affidabili e in linea con le esigenze dei clienti. Abbiamo un portafoglio di circa 30 prodotti fortemente innovativi e siamo stati tra i primi a concepire e realizzare assicurazioni per la mobilità in sharing o la cybersecurity in Italia.
Le stime di settore (dati dell’Italian Insurtech Association) prevedono una crescita del mercato delle polizze digitali del 28% l’anno fino a 28,6 miliardi di euro nel 2030 dagli 1,8 miliardi nel 2019. Le assicurazioni dovranno adattarsi alla nuova domanda e vincere la resistenza del mercato italiano a una penetrazione più capillare. Dovranno misurarsi con l’ingresso di nuove compagnie assicurative digitali estere e big dell’IT in espansione, con l’approccio al settore di realtà prima distanti, come le utility o le telco, che ormai nella propria offerta includono spesso un’opzione assicurativa. Abbiamo lavorato su nuove soluzioni con realtà come TIM, Carrefour e Despar, protagonisti di settori un tempo lontani dalle assicurazioni: è la nuova promessa di quello che viene definito il B2B2C, sul quale puntiamo molto. Ci sono poi le nuove sfide del rischio cyber, della privacy, del clima: per esempio siamo convinti che le polizze parametriche abbiano un grande futuro davanti, per la famiglia che programma un weekend potrebbe esserci l’opportunità di ottenere un rimborso se le cose andassero male e si registrassero determinati livelli di pioggia o freddo.
Yolo è nata nel 2017, ha attraversato da subito il terremoto della pandemia, quindi una fase di rischio inflazione, di guerra, di crisi politica e di rischio recessione. È stato anche un periodo brillante per il digitale, ma senza dubbio la scelta di quotarsi lo scorso agosto 2022 è stata coraggiosa. Come avete progettato l’operazione? Cosa farete dei 13 milioni di euro raccolti tra IPO del 23,68% del capitale ed emissione di bond?
“Abbiamo avuto la fortuna di un supporto costante, anche finanziario, da parte dei nostri partner finanziari, industriali e tecnologici, ma è arrivato il momento di attivare un confronto diretto con il mercato, anche per ottenere quel boost di crescita essenziale in questa fase di passaggio. Il progetto della prima IPO di un operatore puro dell’Insurtech in Italia e in Europa è nato a fine 2021, quando le condizioni dei mercati erano molto positive, poi il quadro si è deteriorato con le spinte inflattive, il conflitto, il rischio di recessione. Abbiamo così preso delle contromisure e studiato un’operazione con tutte le condizioni necessarie per essere appetibile dal mercato. Esperienze e partnership ci avevano già incoraggiato a sviluppare una struttura organizzativa adeguata allo status di società quotata. Abbiamo una governance basata su un consiglio di amministrazione con 6 componenti con grande competenza di cui 2 indipendenti (oltre le richieste regolamentari). Ci sono la presenza del Collegio sindacale, l’adesione alla 231, la procedura per le operazioni con parti correlate, quindi le figure necessarie al nostro business, dal CFO, al CIO, al CTO e i direttori delle vendite digitali.
I due fondatori hanno sottoscritto a garanzia del mercato clausole di lock-up a 30 mesi, i nostri partner storici si sono impegnati per 24 mesi, solo per ragioni interne contingenti BE ha limitato il commitment a 18 mesi. In un periodo incerto come l’estate 2022 abbiamo deciso di fare ricorso al segmento professionale dell’EGM e su una raccolta da IPO di 10 milioni di euro, abbiamo ottenuto 7,7 milioni dal collocamento tramite Joint Lead Coordinator. L’operazione però è andata anche meglio delle attese, con una raccolta tra bond e azioni di 13 milioni di euro, e abbiamo messo sul mercato un flottante adeguato a un rapido passaggio sul segmento EGM non professionale nel caso in cui le condizioni ce lo suggerissero.
I fondi raccolti con l’IPO rappresentano le risorse al servizio del nostro Piano al 2026, che ribadisce le nostre strategie storiche: lo sviluppo dell’offerta di prodotti assicurativi digitali in Italia, l’aumento delle partnership, lo sviluppo tecnologico, l’espansione europea tramite alleanze e il consolidamento della struttura organizzativa. Siamo già presenti in Spagna e nel Regno Unito, nei prossimi anni puntiamo a espanderci su altri mercati perché siamo convinti che un operatore del nostro settore debba avere un respiro europeo.
A inizio anno abbiamo acquistato la maggioranza del broker tradizionale Bartolozzi per accrescere le nostre competenze e accelerare il nostro piano, di un più equilibrato mix tra business del digital enabling e brokeraggio digitale, che ha visto la creazione della nuova offerta “Yolo Insurance Network” per il canale “phygital”. Il supporto del mercato alla nostra IPO ci spinge a un cauto ottimismo anche sul prossimo futuro”.