High Quality Food, la filiera alla base dell’eccellenza
La società dell’alimentare d’alta gamma ci racconta un progetto di sostenibilità e innovazione
FTA Online News, 20 Lug 2022 - 15:58
“La qualità si può misurare e dimostrare anche nel settore alimentare d’eccellenza. Nel 2005 High Quality Food è nato da questa convinzione. Da allora innoviamo portando nel mondo il meglio della nostra tradizione e in Italia le migliori pratiche apprese all’estero, come la certificazione in blockchain basata sulla nostra filiera chiusa e contrattualizzata. Qua è un’innovazione, ma a Hong Kong può fare la differenza tra chi lavora e chi no”. Simone Cozzi è presidente, amministratore delegato e socio di riferimento (con la moglie Adriana Panico) di High Quality Food (HFQ). Ha portato la società sull’Euronext Growth Milan di Borsa Italiana lo scorso giugno e oggi ci racconta idee, pratiche e principi su cui ha fondato la sua società.
“Trasparenza, sviluppo sostenibile, economia circolare e filiera corta sono alla base dello sviluppo di High Quality Food. Ne abbiamo fatto una pratica nutrita nel tempo anche con partnership importanti, come quella con Posti sulla certificazione della filiera o con Banca Etica in ambito finanziario. Abbiamo anche creato un nostro software proprietario, un prodotto tailor-made integrato su scala globale. Ma alla base della nostra proposta di valore c’è la nostra Rete HQF Agricola, che conta 36 realtà e acquista prodotti da 340 fornitori, italiani nell’85% dei casi, compresi due pescherecci per il gambero nello stretto di Sicilia. Alla nostra rete chiediamo contratti e disciplinari ben determinati. Su prodotti specifici, come il Marango e la patata di Leonessa, abbiamo l’esclusiva, ma ai produttori associati garantiamo l’acquisto dei prodotti a scadenza, sollevandoli da un grande rischio d’impresa, e li aiutiamo con anticipi del 20% e progetti di accesso a ulteriori finanziamenti con Banca Etica garantiti dalla rete. È una filiera chiusa e controllata che ci permette un sistema di produzione trasparente, certificato, sostenibile e circolare”.
A chi vendete questi prodotti e come funziona la vostra distribuzione?
“L’86% della nostra produzione è destinato al B2B e alla rete Ho.Re.Ca. (alberghi, ristoranti e bar), qualcosa come 18 mila ristoranti in tutto il mondo. Abbiamo nel tempo sviluppato anche il canale consumer, con il sito online Buongusterai e con un canale di vendita diretta che conta già due negozi fisici a Roma e crescerà nei prossimi mesi. Con mezzi nostri trasportiamo le merci nei nostri 5 centri di produzione e trasformazione. La nostra volontà di azzerare sempre gli sprechi ci ha spinto anche a creare una società di trasformazione, Gourmade, che valorizza eventuali eccessi di produzione. Per la distribuzione ci serviamo di 51 agenti monomandatari e abbiamo creato un’accademia dedicata alla formazione del personale. È essenziale spiegare il valore delle nostre buone pratiche e della nostra produzione sostenibile ai clienti, sono il principale asset di HQF. Non a caso nella maggioranza dei casi sono i clienti a venirci a cercare”.
High Quality Food ha sviluppato negli anni anche una dimensione internazionale…
“Negli anni abbiamo costituito delle società commerciali a Londra, a Hong Kong, a Singapore e a Ibiza. Lo sviluppo internazionale e la possibilità di essere ambasciatori del buongusto italiano nel mondo sono nel nostro DNA, ma siamo anche una società del territorio, nutriamo l’eccellenza italiana riscoprendo per esempio i valori di aree colpite da eventi calamitosi, come con le patate di Leonessa (RI), o innovando, come con il nostro Marango, un progetto zootecnico nato dall’incrocio di un Angus Aberdeen in purezza ed una Maremmana o Frisona Italiana e nutrito secondo un nostro specifico disciplinare che ne assicura la qualità. La sola HQF Agricola (nostra al 49%) dispone di 240 ettari produttivi tra Roma, Vetralla (VT) e Leonessa. Il nostro catalogo conta circa 3.300 prodotti, dalla carne bovina del Marango al suino nero dei Nebrodi, fino alle carni avicunicole e persino alla selvaggina. C’è anche il pesce pescato in mare o allevato con acquacoltura sostenibile, ci sono salumi, formaggi, riso, pasta e oli certificati. In alcuni ettari di terreno a Roma e nelle zone laziali del Divino Amore e di Fondi abbiamo avviato una produzione agricola a residuo zero, con una produzione orticola mai più lontana di 15 chilometri dai magazzini. La certificazione della nostra qualità è garantita dalla completa chiusura e contrattualizzazione della nostra filiera”.
Come mai la decisione di quotarvi lo scorso 9 giugno? Cosa farà la società dei 2,9 milioni di euro raccolti per il 16,97% del capitale?
“La quotazione in Borsa è stata una tappa importante del nostro percorso di crescita. Ci abbiamo lavorato per mesi, sfidando le incertezze dei mercati e riuscendo a raccogliere la fiducia degli investitori grazie a una politica di trasparenza. Siamo convinti che le opportunità vadano colte quando si presentano e in queste condizioni un booster per la crescita ci permette di presentarci agli stakeholder in un contesto radicalmente cambiato a seguito della pandemia. Abbiamo un business liquido e solido nel settore anticiclico del luxury alimentare. Lo status di società quotata ci regala adesso un’autorevolezza diversa con i clienti, con i fornitori e con gli altri player. Il reshoring di diverse produzioni agricole e la resilienza del nostro modello ci forniscono diverse ragioni di ottimismo. Dal 2010 al 2019 siamo riusciti a crescere in media del 18,9% l’anno e i ricavi di 16 milioni di euro del 2021 sono anche superiori a quelli del pre pandemia. Agli investitori abbiamo presentato un piano di investimenti precisi. I proventi dell’IPO andranno per il 35% in nuovi store fisici; per un altro 35% nello sviluppo del canale B2B, in HQF Agricola, marketing e assunzioni; quindi per un 20% nello sviluppo internazionale e per il rimanente 10% nell’e-commerce. La nostra strategia di crescita al 2024 conferma quindi la volontà di proseguire con l’integrazione della filiera produttiva, con il rafforzamento del brand, della presenza internazionale, dell’e-commerce, della rete fisica diretta e dell’organico. I segnali che ci giungono dal mercato ci invitano all’ottimismo”.