Redelfi, una nuova pmi innovativa del green e del digitale

Davide Sommariva, presidente e azionista di Redelfi, ha fondato con il socio e amministratore delegato Raffaele Palomba questa nuova impresa dopo una esperienza di 14 anni alla guida di Renergetica.



FTA Online News, 07 Lug 2022 - 15:32


“Redelfi è nata a Genova nel 2008 come una holding specializzata in partecipazioni nel nascente mercato delle energie alternative, ma solo in seguito ha preso la direzione che l’ha portata di recente in Borsa con progetti nuovi e innovativi che ne fanno in pratica una startup. Un ventaglio di iniziative tenute insieme dal pervasivo legame tra la tecnologia digitale e la sostenibilità. 
Oggi sviluppiamo importanti progetti di energy storage con l’obiettivo di crescere nel settore delle comunità energetiche, sviluppiamo soluzioni di marketing digitale e consulenza per le imprese, portiamo avanti progetti nel campo della riforestazione, dell’economia circolare e dell’agritech”. 
Davide Sommariva, presidente e azionista di Redelfi, ha fondato con il socio e amministratore delegato Raffaele Palomba questa nuova impresa dopo una esperienza di 14 anni alla guida di Renergetica, un grande sviluppatore di parchi fotovoltaici presente in Europa, Stati Uniti e Colombia. Da quell’esperienza è nata l’idea di sviluppare nuovi aspetti della sostenibilità, anche grazie all’eredità concreta di asset e risorse passate a Redelfi.
“Lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili è ormai in fase avanzata, il mercato si è consolidato con la presenza di grandi player, ma ci sono tante cose da fare su altri fronti. A partire dalla conservazione dell’energia che è essenziale per sopperire alla volatilità della produzione da fotovoltaico ed eolico: servono grandi investimenti in batterie, in sistemi BESS (sistemi di accumulo di energia a batteria); è un obiettivo del PNRR ed è un mercato che conosciamo. È nato nel Regno Unito e ora si sta sviluppando negli Stati Uniti: lì abbiamo un progetto, l’SPV SR26 Solar Farm LLC in Florida, da 130 MW di BESS in sviluppo. Complessivamente sulla costa orientale degli Stati Uniti contiamo progetti BESS per circa 250 MW e abbiamo siglato a maggio una lettera di intenti per la vendita a un istituzionale Usa di una SPV costituita ad hoc. Nel mercato Usa abbiamo già operato nelle comunità energetiche nella precedente esperienza, ma aspettiamo che si sviluppino anche in Italia, quando sarà pronto il decreto attuativo della direttiva e della legge in materia. Finalmente comunità di famiglie e imprese potranno avere un impianto di riferimento con contestualità di produzione e consumo energetico. Probabilmente si farà riferimento alla stessa cabina primaria (circa 4-5 mila famiglie, ndr) e i consumatori di energia potranno avere “energia a chilometro zero” che potrebbe abbattere gli oneri di trasmissione e ridurre le dispersioni. Sarebbe ancora più importante in questa fase. L’obiettivo per le comunità energetiche italiane è di 78 GW, ciascuna potrebbe essere servita da un impianto fino a 1 MW, proprietario o di un istituzionale di riferimento”.



Qual è il vostro ruolo in queste operazioni?

“Forti della nostra lunga esperienza sulle concessioni green e per le rinnovabili a livello nazionale e internazionale, individuiamo progetti e iniziative che proponiamo ai clienti e che accompagniamo nell’execution tramite SPV (Special Purpose Vehicle). Siamo un team di 28 persone di comprovata expertise in questa materia e riusciamo ad ancorare il costo delle ore-uomo non al tempo, come una società di ingegneria, ma a valori come il goodwill (l’avviamento, ndr) o l’IRR (il tasso interno di rendimento di un investimento, ndr)”.

Oltre che di green, vi occupate anche di altro. Ho letto che gran parte del valore della produzione pro-forma del 2021 era nella business unit Martech (marketing technology): di cosa si occupa?

“Alcuni anni fa abbiamo conosciuto Enginius, una realtà di esperti di software e programmatori che aveva sviluppato dei prodotti interessanti, ma lavorava ancora soltanto conto terzi o con delle consulenze. Abbiamo così deciso di rilevare la società e finanziare il lancio dei nuovi prodotti. Fra la fine di quest’anno e l’inizio del 2023 andrà sul mercato il software di Jarions, un aggregatore di sistemi destinato a imprese medio-grandi, possibilmente con dimensione internazionali. Noi stessi ne abbiamo avvertito l’esigenza e confidiamo nel suo successo. In pratica il software riesce ad aggregare i messaggi inviati dai canali più diversi, per esempio da Whatsapp a Slack, WeChat ed email. 
L’utente che possiede Jarions invia e riceve i messaggi direttamente dal software invece chi non lo possiede riceverà le risposte ai messaggi dal canale di provenienza del messaggio. Ci sono due vantaggi, l’interlocutore aziendale avrà su un’unica piattaforma le comunicazioni in un sistema che canalizza il feedback e i topic dei messaggi, il secondo è rappresentato da una piattaforma che annulla il disordine digitale aiutando l’utente a trovare documenti, allegati e rispondere velocemente senza perdita di tempo. Per la gestione dei flussi di dati aziendali può fare la differenza. All’inizio abbiamo temuto che le varie piattaforme ostacolassero il progetto con delle barriere, ma una direttiva europea ormai impone l’apertura dei sistemi e ci tutela.
Un’altra soluzione che riteniamo disruptive e sarà sul mercato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 è Adest. L’esperienza è in parte simile a quella della britannica Mirriad, che capitalizza quasi 50 milioni di sterline. Il nostro Adest è tecnicamente un Dynamic Product Placement, un software capace di inserire in un video un contenuto ad hoc sulla base delle esigenze del consumatore. Durante un video pubblicitario, la registrazione di un influencer o un videogioco il sistema sostituirà automaticamente alcuni oggetti, per esempio dall’IP il programma potrà comprendere la posizione geografica del fruitore del video e inserire un whisky, dell’acqua naturale o del sakè, se si è in America, Italia o Giappone. I committenti potranno anche inserire altri parametri e quindi modificare gli interventi in base alle abitudini del consumatore, alla logistica o alle proprie statistiche. Tutto sarà in tempo reale, senza bisogno di un ritorno alla post-produzione. I potenziali clienti non saranno i produttori di video pubblicitari tradizionali, ma il mercato in ascesa degli influencer: sta crescendo e i piccoli potranno aggregare le proprie risorse e guadagnare potere contrattuale con i grandi brand. Puntiamo molto anche sul gaming, sul cooking e sul fitness: tutti ambiti a forte fidelizzazione, che rappresentano l’ideale per il nostro Adest. Ma ci sono anche altri settori in cui studiamo soluzioni innovative…”

Quale?

“L’agritech e l’economia circolare sono un ambito di grande innovazione, noi abbiamo attivato diverse iniziative. Puntiamo sulla riforestazione con la tecnologia della blockchain e degli NFT. Ci sono già alcuni operatori di rilievo in Italia come Treedom e Arbolia, ma noi immaginiamo qualcosa di diverso: una blockchain dedicata a specifici progetti di riforestazione, magari con degli NFT. Operatori internazionali sensibili alle tematiche ESG potranno investire in criptovalute o NFT che avranno come sottostante progetti di riforestazione certificati. Per i grandi portafogli internazionali, sempre più incoraggiati a una diversificazione negli asset digitali, sarà l’occasione di investire concretamente nel contrasto del cambiamento climatico. I dettagli saranno sviluppati presto, ma abbiamo già in mente un’area dedicata in una ex miniera di ferro in Marocco e abbiamo di recente acquisito la maggioranza della startup Piano Green, con un aumento di capitale dedicato che ci ha affiancato alla concittadina FOS e a Santagata, un protagonista dell’olio italiano. Piano Green sarà proprio specializzata nell’innovazione tecnologica in ambito agricolo. Controlliamo infine il 20% di Clyup, un marketplace specializzato nell’upcycling certificato del fashion: il settore dell’abbigliamento è uno dei più impattanti a causa degli sprechi e dei volumi sconsiderati. Rimodernare e rinnovare vecchi capi con un upcycling certificato tramite un sistema di blockchain è la nostra sfida”.

Come mai vi siete quotati a inizio giugno? Come è andata e cosa farete in futuro dei 3 milioni raccolti in sede di IPO per il 30,34% del capitale?

“Io e l’amministratore delegato Palomba avevamo già fatto esperienza del mercato dei capitali con Renergetica, poi l’anno scorso abbiamo condotto un equity crowdfunding da un milione di euro che ci ha confermato l’interesse degli operatori, così siamo andati avanti con l’IPO. 
Impiegheremo le risorse per la crescita e lo sviluppo di questi numerosi progetti. La quotazione ci è però servita soprattutto per guadagnare autorevolezza con gli stakeholder e con i mercati. Abbiamo puntato sulla trasparenza e l’impegno. Abbiamo promosso un’operazione tutta in aumento di capitale e fissato tre livelli di lockup: noi soci storici ci siamo impegnati a mantenere le azioni in portafoglio per almeno tre anni, cioè per l’orizzonte dell’attuale piano industriale. Siamo comunque investitori di lungo periodo e crediamo nel futuro delle iniziative”.




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