PAI, greenwashing, salvaguardie minime e lotta alla deforestazione
Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI
Forum per la Finanza Sostenibile, 05 Ott 2022 - 10:39
L’estate è stata un periodo molto intenso per quanto riguarda le novità di policy legate alla finanza sostenibile. Ma procediamo con ordine.
Lo scorso 21 giugno, il Consiglio dell’UE e il Parlamento Europeo hanno trovato l’accordo politico sulla nuova direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD). Una volta approvato dal Parlamento UE, il testo dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dando il via al periodo di 18 mesi in cui gli Stati membri saranno chiamati a recepire la direttiva nei rispettivi ordinamenti nazionali.
Pochi giorni dopo, il 6 luglio, è arrivato l’ok del Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria, all’inclusione del gas e del nucleare nella tassonomia UE come attività di transizione. L’atto delegato è stato pubblicato il 15 luglio in Gazzetta Ufficiale dell’UE. All’interno di quest’ultima, il 25 luglio è stata pubblicata, inoltre, la versione finale delle norme tecniche di regolamentazione (RTS) ai sensi del regolamento sull'informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (SFDR) e dei relativi allegati. Si applicheranno a partire dal 1 gennaio 2023.
Importanti passi in avanti sono stati fatti anche sul fronte della disclosure. Il 28 luglio, le ESAs hanno pubblicato il loro primo rapporto annuale, con l’obiettivo di valutare la diffusione e le caratteristiche più rilevanti della disclosure su base volontaria dei principali impatti negativi (PAI), come richiesto dalla SFDR. Secondo il Regolamento, infatti, gli operatori finanziari di grandi dimensioni sono tenuti a comunicare come terranno conto dei principali impatti negativi che i propri investimenti hanno sui fattori di sostenibilità.
Il documento elaborato dalle ESAs individua le best practice e le aree di miglioramento, oltre a includere una serie di raccomandazioni per le autorità nazionali competenti per garantire un'adeguata vigilanza sulle pratiche di rendicontazione degli operatori finanziari.
Tra i principali risultati che emergono dal rapporto, si evidenzia una grande variabilità nelle dichiarazioni PAI tra Paesi e tipologie di aziende. Si ribadisce, inoltre, che gli ostacoli più rilevanti sono rappresentati dalla mancanza di dati adeguati e dai costi di rendicontazione troppo elevati.
Rimanendo sempre in tema di disclosure, la Piattaforma sulla Finanza Sostenibile ha pubblicato l’11 luglio il draft report sulle salvaguardie minime, elemento cruciale per l'allineamento delle attività economiche alla tassonomia dell’UE. In attesa del report finale, il documento si propone di fornire assistenza su come valutare la conformità di un’attività economica alle garanzie minime di salvaguardia.
Il report si basa su due standard di soft law, ossia i principi guida delle Nazioni Unite (UNGP) e le linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali. Le aree principali per valutare la conformità delle attività sono:
- diritti umani (inclusi i diritti dei lavoratori e dei consumatori);
- corruzione, richiesta di tangenti ed estorsione;
- tassazione;
- libera concorrenza.
La bozza di report presenta numerosi punti di contatto con le disposizioni attualmente previste dalla proposta di direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence (CSDDD) e con quelle della nuova direttiva sul reporting di sostenibilità (CSRD).
Un’altra novità da segnalare riguarda la direttiva MiFID II: il 2 agosto sono infatti entrate in vigore le disposizioni che richiedono la raccolta delle preferenze di sostenibilità del cliente nell'ambito della profilazione per valutare l’adeguatezza dei prodotti finanziari.
Infine, il 13 settembre il Parlamento Europeo ha approvato una proposta di regolamento che mira a impedire che nei Paesi dell’Unione vengano commercializzati prodotti che alimentano la piaga della deforestazione. Secondo la proposta, chi commercia cacao, caffè, gomma, legno, mais, olio di palma, soia o derivati dall’allevamento animale prodotti dopo il 31 dicembre 2019 dovrà verificare che il processo di produzione non sia legato allo sfruttamento di terreni deforestati e alla violazione dei diritti umani e delle popolazioni indigene.
Inoltre, nella proposta sono previsti obblighi di due diligence per gli investitori, affinché i prodotti finanziari e gli investimenti non sostengano, direttamente o indirettamente, attività riconducibili alla deforestazione, al degrado o alla riconversione delle foreste. La proposta rende ancora più ambizioso il progetto di regolamento presentato dalla Commissione Europea lo scorso novembre e sarà adesso soggetta alla fase di scrutinio con il Consiglio dell’UE.