Come gestire e comunicare i rischi ambientali: c’è la guida della BCE
13 le raccomandazioni rivolte alle banche. Il documento è in consultazione pubblica fino a settembre
Forum per la Finanza Sostenibile, 11 Giu 2020 - 12:37
Presto le banche dell’Eurozona avranno una guida che spiega come comunicare e come gestire i rischi climatici e ambientali. La bozza del documento, ora in consultazione pubblica, è stata realizzata dalla Banca Centrale Europea (BCE) nell’ambito del sistema unico di supervisione, il meccanismo che si occupa di vigilare sulla stabilità e sulla solidità del mercato bancario europeo.
L’iniziativa si allinea ai due piani d’azione sulla finanza sostenibile lanciati rispettivamente dalla Commissione Europea e dall’Autorità Bancaria Europea (European Banking Authority – EBA). La guida è stata realizzata in collaborazione con le autorità di vigilanza nazionali, in modo tale che gli standard possano essere applicati in maniera uniforme nell’Eurozona.
Le raccomandazioni non sono vincolanti; tuttavia, dalla fine del 2020 la BCE potrà chiedere agli istituti bancari sotto la sua diretta supervisione (ovvero quelli di rilevanza sistemica) di motivare eventuali scostamenti; a livello nazionale, anche le autorità di vigilanza dovranno tenere conto di queste indicazioni nella gestione dei rapporti con le banche.
Nella guida la BCE illustra come le banche dovrebbero comunicare in maniera trasparente, integrare nelle politiche di business e gestire con efficacia i rischi climatici e ambientali, in coerenza con quanto previsto dall’attuale quadro di vigilanza. Questi rischi devono essere rendicontati, perché si ripercuotono su elementi di rilevanza prudenziale – cioè che possono condurre gli istituti bancari all’insolvenza – e perché possono alterare la stabilità del sistema bancario e dell’economia reale.
La guida si apre con un chiarimento sulla definizione di "rischio climatico e ambientale"; nelle sezioni successive la BCE elenca tredici raccomandazioni articolate in quattro ambiti: modello e strategia di business; governance e profilo di rischio; gestione dei rischi e disclosure.
Cosa sono i rischi climatici e ambientali
Secondo la guida i rischi climatici e ambientali sono di due tipi:
- rischi fisici, ovvero gli impatti finanziari che derivano direttamente da effetti del cambiamento climatico (come l’aumento di frequenza e di intensità dei fenomeni atmosferici estremi) e dal degrado degli ambienti naturali (per esempio, la perdita di biodiversità, la deforestazione e l’inquinamento);
- rischi di transizione, vale a dire le perdite finanziarie legate al passaggio a un’economia a ridotto impatto sull’ambiente (per esempio, a fronte di politiche dei governi volte a limitare le emissioni climalteranti, l’incapacità di una banca di adottare un piano di riduzione dell’esposizione ai combustibili fossili potrebbe comportare perdite dovute alla svalutazione dei titoli, oppure a prestazioni negative delle società investite o a cui sono stati concessi crediti).
A queste due categorie si aggiungono i rischi legali e reputazionali.
Banche più consapevoli, ma occorrono progressi sul fronte dei dati e delle metodologie
Analizzando le attività bancarie dell’Eurozona, la BCE ha rilevato che gli istituti sono sempre più consapevoli della rilevanza dei temi ambientali e climatici; tuttavia, li affrontano prevalentemente attraverso attività di responsabilità sociale d’impresa e non adottano adeguati sistemi di gestione dei rischi. Anche se la maggioranza degli istituti ha introdotto politiche di sostenibilità, mancano strumenti per misurare l’impatto dei rischi climatici e ambientali sui bilanci; a tal proposito, cresce il coinvolgimento dei singoli istituti in iniziative di mercato che hanno l’obiettivo di migliorare le metodologie e di acquisire una maggior quantità di dati. Un altro aspetto evidenziato dalla BCE è che le pratiche adottate sono molto eterogenee e dipendono soprattutto dalle dimensioni – in particolare per quanto riguarda la disclosure).
Per rispondere all’esigenza di una maggior armonizzazione, le raccomandazioni della BCE si allineano a quelle della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) del Financial Stability Board e alle linee guida della Commissione Europea sui rischi climatici che accompagnano la direttiva sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie (Non-Financial Reporting Directive).
Le raccomandazioni su strategia di business, governance e gestione dei rischi
La BCE sottolinea la necessità per le singole banche di comprendere gli impatti dei rischi ambientali e climatici nei rispettivi ambiti operativi nel breve, medio e lungo periodo: queste informazioni devono essere integrate nelle politiche di business.
Al management viene riconosciuto un ruolo centrale di supervisione, oltre che la responsabilità di prendere in considerazione i temi climatico-ambientali nella strutturazione dei sistemi di gestione dei rischi e nella definizione della strategia e degli obiettivi di business.
Ambiente e clima dovranno essere tenuti in considerazione anche per definire il profilo di rischio, vale a dire il livello di rischio che un'organizzazione è disposta ad accettare nel perseguimento dei propri obiettivi.
Per quanto riguarda l’attività di gestione dei rischi, la responsabilità va distribuita in modo adeguato nelle diverse funzioni aziendali, che devono essere supportate da una reportistica interna efficace, con dati aggregati in grado di illustrare il livello di esposizione dell’istituto alle problematiche ambientali e climatiche.
Il quadro di gestione e di monitoraggio dei rischi deve essere impostato secondo una visione di lungo periodo e regolarmente aggiornato. Inoltre, ambiente e clima devono essere tenuti in considerazione nelle valutazioni sull’adeguatezza patrimoniale e nella gestione del rischio creditizio, per quanto riguarda sia il processo di concessione dei crediti, sia il monitoraggio della solidità dei portafogli.
Le raccomandazioni della BCE toccano anche la continuità del business, i livelli di liquidità e la valutazione degli investimenti e della posizione di mercato; gli istituti bancari sono tenuti a sviluppare modelli per effettuare stress test che integrino variabili ambientali e climatiche.
La disclosure
L’ultima raccomandazione riguarda la disclosure sui temi ambientali e climatici, che deve essere effettuata in base alle indicazioni contenute nel supplemento alle linee guida sulla dichiarazione delle informazioni non finanziarie, adottato dalla Commissione UE a giugno del 2020. In particolare, i gruppi bancari sono tenuti a comunicare i dati sulle emissioni di gas a effetto serra secondo il sistema del Greenhouse Gas Protocol, articolato in tre categorie (Scope 1, 2 e 3). La BCE incoraggia gli istituti monitorati ad adottare un approccio "granulare", ovvero a divulgare i dati sulle emissioni di ogni singolo progetto o asset in portafoglio (per esempio, la classe energetica di un edificio nel caso di una proprietà immobiliare). Per ogni portafoglio ciascuna banca è tenuta a comunicare: la quantità o la percentuale di titoli legati al settore del carbone e l’intensità media ponderata di carbonio (ovvero, la quantità di anidride carbonica emessa per unità di energia consumata). La disclosure deve contenere anche indicatori di performance (Key Performance Indicators – KPI) e di rischio (Key Risk Indicators – KRI), esplicitando i target di riferimento e le prestazioni in base a questi benchmark.
I prossimi step
Il documento, pubblicato in bozza il 20 maggio, è stato sottoposto a consultazione pubblica, che si concluderà il 25 settembre 2020: i commenti ricevuti verranno presi in considerazione per l’elaborazione della versione finale della guida. Nel frattempo, il 17 giugno la BCE organizzerà un webinar rivolto agli istituti bancari sotto la sua diretta vigilanza, agli organi legislativi e alle autorità bancarie nazionali; il 2 settembre tutti i soggetti interessati potranno partecipare a un evento pubblico per porre domande.