Standard di reporting, finanza per la transizione, greenwashing
Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI
Forum per la Finanza Sostenibile, 29 Mar 2024 - 11:15
Nelle ultime settimane, oltre ad alcune iniziative relative alla finanza sostenibile, le istituzioni europee sono state impegnate su diverse misure di natura extra finanziaria.
In primis, l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha pubblicato la seconda serie di chiarimenti sugli European Sustainability Reporting Standard (ESRS) previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Il documento risponde alle domande di vari stakeholder, pervenute attraverso la piattaforma di Q&A apposita. Sulla base delle richieste ricevute, l’EFRAG elabora linee guida o chiarimenti. In questo caso, i chiarimenti sono suddivisi in capitoli in base al tema affrontato (standard trasversali, ambientali, sociali). Il gruppo consultivo prevede di condividere su base trimestrale la raccolta di tutti i chiarimenti pubblicati.
L’International Capital Market Association (ICMA) ha pubblicato un rapporto sulla finanza per la transizione climatica nel mercato dei capitali di debito. Il testo vuole fornire raccomandazioni sul tema, elaborate partendo dalle esperienze provenienti sia dal mercato che dalle istituzioni. Inoltre, Il documento identifica tre definizioni, tra loro parzialmente sovrapposte: transizione a livello economico, transizione climatica e transizione dei settori hard-to-abate. L’analisi dei dati conferma che il mercato delle obbligazioni verdi e di quelle sostenibili è stato in gran parte dedicato alla finanza per il clima, ma ancora poco incisivo sulla transizione delle aziende dal settore dei combustibili fossili e delle industrie difficili da abbattere, soprattutto a causa dei timori di “greenwashing”. Secondo ICMA, i nuovi standard di rendicontazione aziendale sulla sostenibilità dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) e gli ESRS sono un’opportunità per l’integrazione dei piani di transizione e hanno il potenziale per sbloccare la finanza per la transizione nel mercato dei bond sostenibili. Infine, l’associazione raccomanda di provare ad anticipare il legislatore, adottando piani di transizione su base volontaria, soprattutto nei settori più impattanti.
Inoltre, il Parlamento e il Consiglio dell'UE hanno raggiunto un accordo provvisorio sul Carbon Removal Certification Framework, un quadro volontario per agevolare e accelerare la realizzazione nell’UE di attività di assorbimento del carbonio e di riduzione delle emissioni nel suolo. Le attività certificabili includono lo stoccaggio permanente del carbonio, lo stoccaggio in prodotti di lunga durata, lo stoccaggio temporaneo del carbonio grazie al carbon farming e alcuni tipi di attività di carbon farming che riducono le emissioni provenienti dai suoli agricoli. Per ottenere la certificazione, le attività devono soddisfare quattro criteri generali: quantificazione, addizionalità, stoccaggio a lungo termine e sostenibilità. La Commissione avrà il compito di sviluppare metodologie di certificazione su misura per i diversi tipi di attività e di istituire un registro elettronico comune e trasparente a livello dell’UE.
In tema di greenwashing, il Parlamento ha adottato la sua posizione sulla proposta di direttiva sui Green Claims. L’atto mira a istituire un sistema di verifica e di pre-approvazione per contrastare le dichiarazioni ambientali ingannevoli da parte delle imprese. Secondo le proposte del Parlamento, le dichiarazioni dovrebbero essere valutate entro 30 giorni. Inoltre, le microimprese dovrebbero essere escluse dall’ambito di applicazione e le PMI dovrebbero poter beneficiare di un anno in più per conformarsi alla direttiva. Le sanzioni proposte dal Parlamento includono l’esclusione temporanea dalle gare d'appalto pubbliche, la perdita dei propri ricavi e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo. Infine, le etichette verdi basate esclusivamente su sistemi di compensazione del carbonio dovrebbero essere vietate, con eccezione per le imprese che hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzano tali sistemi solo per le emissioni residue.
L’ultimo aggiornamento riguarda l’adozione da parte del Parlamento del regolamento sul ripristino della natura che mira a garantire il recupero degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell'UE. Secondo la legge, gli Stati membri dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat degradati entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. La legge indica obiettivi specifici relativi agli ecosistemi agricoli, incluso il ripristino delle torbiere drenate. È previsto un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere tali obblighi. Infine, la legge impone di registrare una tendenza positiva in altri diversi indicatori: gli Stati dovranno piantare tre miliardi di nuovi alberi, ripristinare almeno 25.000 km di fiumi e garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana.