EU Green Bond Standard, ESAP e report di ESMA ed EBA
Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI
Forum per la Finanza Sostenibile, 04 Dic 2023 - 12:36
Nelle ultime settimane, il quadro normativo europeo sulla finanza sostenibile è stato arricchito da diverse novità.
In primis, il Parlamento e il Consiglio dell’UE hanno adottato il regolamento EU Green Bond Standard (EUGBS), che introduce un sistema di criteri condivisi a livello europeo per l’emissione di green bond. La nuova norma promuoverà la coerenza e la comparabilità nel mercato delle obbligazioni verdi, a vantaggio sia degli emittenti che degli investitori. Secondo il regolamento, i proventi raccolti con l’emissione di un green bond dovranno essere allineati alla Tassonomia dell'UE, mantenendo però un grado di flessibilità (pari a un massimo del 15% dei proventi) per le attività economiche che non sono ancora coperte dalla stessa o progetti extra-UE che sarebbero allineati. Il regolamento stabilisce inoltre che i revisori esterni dei green bond europei dovranno essere iscritti in un registro ufficiale e controllati dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA).
Sempre in tema di disponibilità di dati accurati e comparabili, il Parlamento europeo ha approvato un accordo sul punto di accesso unico (ESAP). Si tratta di un database unico europeo che consentirà l’accesso a informazioni finanziarie e in materia di sostenibilità disponibili al pubblico e riguardanti imprese e prodotti di investimento dell’UE. L’ESAP non comporta nuovi obblighi di comunicazione, raccogliendo le informazioni già disponibili al pubblico sulla base del quadro normativo europeo. La piattaforma ESAP diventerà operativa da metà 2027 e verrà introdotta in modo graduale, secondo tre fasi, per consentirne una solida attuazione. In particolare, nella seconda fase, che dovrebbe iniziare da gennaio 2028, verranno incluse le informazioni relative alla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) e al Regolamento sui benchmark. Infine, nella terza fase a gennaio 2030 sarà la volta delle informazioni rilevanti per circa altri 20 atti legislativi, tra cui l’EUGBS.
Nelle ultime settimane sono stati inoltre presentati due importanti report in tema di trasparenza e gestione dei rischi.
L’ESMA ha pubblicato uno studio che analizza l’uso del linguaggio relativo ai fattori ESG nei nomi di oltre 36.0000 fondi di investimento. L’obiettivo della pubblicazione è di arginare il fenomeno del greenwashing, una delle priorità della strategia dell’Autorità europea sulla finanza sostenibile. In questo studio, l’ESMA mostra che la quota di fondi d’investimento UCITS dell’UE con parole ESG nel loro nome è aumentata da meno del 3% nel 2013 al 14% nel 2023. I gestori di fondi tendono a preferire l’uso di un linguaggio generico (“ESG”, “sostenibile”) e questo rende più difficile verificare l'allineamento effettivo tra il nome del fondo e il suo portafoglio. Dallo studio emerge inoltre come i fondi con parole ESG nel loro nome tendono a utilizzare un numero relativamente maggiore di parole ESG nella loro documentazione. Infine, i fondi retail presentano un linguaggio ESG più ampio rispetto ai fondi istituzionali e questo, secondo l’ESMA, evidenzia come i gestori di fondi adattino le loro strategie di comunicazione alle varie tipologie di clienti.
L’Autorità Bancaria Europea (EBA), invece, ha oresentato un report sul ruolo dei rischi ambientali e sociali nel quadro prudenziale, in cui ha evidenziato la necessità di accelerare l'integrazione di tali rischi nel Pillar I. Le criticità attuali nella valutazione dei rischi ESG includono la disponibilità di dati, l'assenza di una classificazione comune, l’utilizzo di rating ESG e la difficoltà nelle stime di probabilità di materializzazione dei rischi fisici. Tra le varie raccomandazioni a breve termine, l’EBA suggerisce di includere i rischi ambientali negli stress test e incoraggia l'integrazione di fattori ESG nelle valutazioni esterne del credito. A medio-lungo termine, si raccomanda l'utilizzo di analisi di scenario, la revisione delle formule di vigilanza per il rischio di credito e l'indagine sul ruolo futuro dei piani di transizione, insieme all'introduzione di parametri del rischio di concentrazione legato all'ambiente.
L’ultimo aggiornamento riguarda l’accordo sulla proposta di legge sul ripristino della natura, in attesa dell’approvazione definitiva. La Nature Restoration Law si inserisce nella strategia sulla biodiversità e prevede obiettivi di ripristino del 20% degli ecosistemi terrestri e marini entro il 2030. Sono presenti anche obblighi per ecosistemi specifici, come il ripristino delle torbiere su almeno il 30% delle aree agricole entro il 2030 e il 50% entro il 2050. Infine, gli Stati membri dovranno adottare piani nazionali di ripristino che descrivano in dettaglio come intendono raggiungere questi obiettivi.