CSRD, gas e nucleare in tassonomia, analisi ESMA sui rating ESG
Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI
Forum per la Finanza Sostenibile, 29 Lug 2022 - 12:47
Le ultime settimane sono state caratterizzate da importanti novità di policy legate alla finanza sostenibile: l’accordo politico sulla CSRD, l’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia delle attività eco-compatibili, l’analisi dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) sui rating ESG in Europa e, infine, l’implementazione dei criteri climatici nelle politiche monetarie della Banca Centrale Europea (BCE).
Il 21 giugno scorso, Consiglio dell’UE e Parlamento Europeo hanno trovato l’accordo in merito alla nuova proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). A seguito dell’approvazione finale, il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Le disposizioni della direttiva dovranno essere recepite a livello nazionale entro 18 mesi.
La CSRD si applicherà alle aziende quotate di grandi dimensioni, le PMI quotate (con opzione di “opt-out” per due anni) e le imprese extra UE con un fatturato netto maggiore di €150 milioni e con almeno una sussidiaria/controllata in UE. Entro il 30 giugno 2024 saranno adottati dalla Commissione Europea i due set operativi di standard prodotti dello European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG). Sulla base di tali standard, le aziende interessate dovranno pubblicare il primo report di sostenibilità dal 2025 se già soggette alla precedente normativa in materia (la Non Financial Reporting Directive, NFRD), dal 2026 se aziende di grandi dimensioni, quotate e non, e dal 2027 se si tratta di PMI quotate. Queste ultime avranno la possibilità di esercitare un’opzione di “opt-out” per due anni e posticipare il primo report al 2029.
Il 6 luglio scorso, il Parlamento UE in sessione plenaria ha votato a favore dell’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia europea delle attività economiche ecocompatibili, come previsto dall’atto delegato complementare (CDA) proposto dalla Commissione. Gas ed energia nucleare saranno considerati all’interno della tassonomia come attività di transizione, a condizione che soddisfino i criteri tecnici di screening definiti dal CDA. Su mandato della Commissione, l’ESMA è già al lavoro per aggiornare i template relativi alla Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR).
Di recente l’ESMA ha anche pubblicato i risultati della call for evidence lanciata lo scorso marzo, finalizzata a raccogliere informazioni su natura e utilizzo dei rating ESG nel mercato europeo. L’obiettivo era definire un quadro di dimensioni, struttura, risorse e ricavi dell’offerta di rating ESG. L’ESMA ha ricevuto oltre 150 risposte, suddivise tra le tre categorie interessate: 75 utilizzatori, 34 agenzie di rating e 47 aziende. Per quanto riguarda i rating provider, l’ESMA ha riportato che sono 39 le agenzie attualmente attive in UE, di cui poche grandi aziende extra UE e un elevato numero di aziende UE più piccole; quasi il 90% ha sede legale e/o sedi aziendali in UE (principalmente in Germania, Italia e Francia). L’Autorità ha inoltre sottolineato che tali attività di rating sono finanziate per la maggior parte dagli investitori, un terzo invece dalle stesse aziende soggette a rating.
Nell’ambito dell’indagine, i rispondenti hanno indicato che il valore totale degli investimenti per i quali il rating ESG e/o altri dati ESG sono utilizzati come input nel processo decisionale è di €3.787 miliardi (il 48% del patrimonio totale in gestione). In generale, gli utilizzatori dei rating ESG hanno indicato che tendono ad affidarsi a più agenzie di rating al fine di soddisfare una varietà di esigenze, come la copertura del tipo di attività e di focus ESG, la copertura geografica e il rispetto dei requisiti normativi di rendicontazione.
Dal report dell’ESMA emerge come gli utilizzatori di rating ESG siano fortemente favorevoli all’adozione di misure regolamentari per limitare la vendita e l’uso improprio di tali rating. Altre evidenze riguardano il mercato dei rating ESG, ancora immaturo ma in crescita, e la concentrazione del settore: dopo anni di consolidamento, infatti, sono emerse poche grandi agenzie non europee.
All’inizio di luglio, la Banca Centrale Europea ha annunciato una serie di misure che dovrebbero rendere più “green” la propria politica monetaria: dopo aver assunto l’impegno di “prendere maggiormente in considerazione i rischi finanziari legati al clima nei bilanci delle banche centrali dell’Eurozona”, la BCE rafforzerà ulteriormente la propria strategia decarbonizzando le proprie partecipazioni in obbligazioni societarie. L’istituto di Francoforte destinerà €30 miliardi all’anno al riacquisto di obbligazioni di imprese che adottano comportamenti virtuosi per la riduzione di emissioni di gas climalteranti, abbandonando – seppur parzialmente – la “politica della neutralità” sinora applicata.