Borsa di Roma: le sedi e gli avvenimenti storici
L'istituzione
A Napoli, dove i mercanti avevano almeno dal XVI secolo propri luoghi di riunione, la Borsa venne costituita con atto sovrano del 22 giugno 1778 e posta sotto l’autogoverno del ceto mercantile. Con l’arrivo dei francesi fu istituita la Camera di commercio di Napoli (10 marzo 1808) e la Borsa fu riorganizzata secondo la normativa francese e posta sotto il diretto controllo camerale. Camera di commercio e Borsa furono mantenute durante la Restaurazione borbonica e il loro assetto istituzionale non subì variazioni rilevanti, salvo che nel numero di agenti di cambio.
In seguito all’annessione al Regno d’Italia, la borsa napoletana venne sottoposta alla normativa del codice di commercio del 1865 e della legge sulla mediazione dello stesso anno. Nel corso del XX secolo la Borsa di Napoli ha seguitato l’attività nel quadro dell’assetto istituzionale delle altre borse italiane, per chiudere i battenti nella prima metà degli anni ’90 in seguito alla riforma dei mercati.
Il mercato
L’attività della Borsa di Napoli fu intensa e precoce rispetto ad altre piazze della penisola, godendo della presenza del porto e di stabili relazioni internazionali. Tra il periodo francese e la Restaurazione il numero di agenti di cambio oscillò tra le sei e le venti unità per stabilizzarsi attorno alle quindici unità fino all’unificazione italiana. Nel periodo successivo il numero degli intermediari venne aumentato gradualmente fino a trentacinque unità, anche se non tutti i posti vennero effettivamente occupati. Tra il 1833 e il 1845 a Napoli furono trattati circa venti titoli azionari, anche se di questi uno soltanto giunse fino al 1860. L’importanza della Borsa di Napoli, declinò rapidamente nel nuovo stato unitario in cui la città soffrì la concorrenza della piazza genovese e il graduale declino del proprio retroterra economico. L’attività della piazza napoletana restò storicamente caratterizzata dalla contrattazione sui titoli di stato e su alcuni titoli azionari caratteristici del listino napoletano.
Le sedi
La sede stabilita nel 1778 per le riunioni della Borsa fu il chiostro della chiesa di San Tommaso d’Aquino in via Toledo che venne abbandonato all’arrivo dei francesi in favore della nuova sede, che ospitava Camera di commercio e Borsa presso il Monte dei Poveri Vergognosi. Con il ritorno dei Borbone e la restaurazione degli ordini religiosi, la sede venne comunque mantenuta fino al 1826. In quell’anno, il 4 ottobre, fu inaugurata la nuova sala per la borsa nel Palazzo San Giacomo o Palazzo delle Finanze dove trovarono sede oltre alla Borsa e alla Camera le altre amministrazioni finanziarie del Regno di Napoli.
Subito dopo l’unificazione italiana si pose nuovamente la questione di una nuove sede per la borsa quando il luogotenente del re donò 50.000 ducati per la costruzione del nuovo palazzo. Il proposito venne realizzato a trent’anni di distanza e i lavori durarono dal 1894 al 1897. Tra il 29 e il 31 ottobre 1899 fu inaugurato il nuovo Palazzo della Borsa in cui trovarono sede la Camera di commercio, la Borsa, gli agenti di cambio e i principali istituti di credito. In questa sede, che oggi ospita la Camera di commercio, la Borsa di Napoli ha operato fino alla sua chiusura.
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