Borsa di Firenze: le sedi e gli avvenimenti storici
L'istituzione
La Borsa di Firenze ebbe una breve vita sotto la dominazione napoleonica quando venne istituita assieme alla Borsa di Livorno nel 1808. Il mercato istituito dai francesi non riscosse la fiducia del ceto mercantile fiorentino anche se il codice di commercio francese restò in vigore nel Granducato di Toscana e le due borse non vennero formalmente chiuse. Solo alla fine degli anni ’50, in seguito alla costituzione della Banca Nazionale Toscana, la Borsa di Firenze venne ricostituita con decreto granducale del 1859, alcuni mesi prima dell’annessione al Regno d’Italia che ne confermò il provvedimento nel 1861. Nel Novecento, come le altre Borse minori di Bologna, Trieste e Venezia, la borsa fiorentina fu retta da una Commissione per il listino in vece del Comitato direttivo, e come le altre piazze cessò l’operatività alla metà degli anni ’90 del XX secolo, con il definitivo trasferimento del mercato azionario su piattaforma telematica.
Il mercato
Nella tradizione mercantile della città di Firenze sono testimoniate già nel ‘300 le riunioni di mercanti e banchieri che trattavano le antesignane delle cartelle del debito pubblico. Per quanto il sistema creditizio fiorentino fu centrale nella prima evoluzione della finanza europea, non vi sono tuttavia tracce di continuità tra queste premesse e il periodo ottocentesco in cui in Italia si costituirono le borse moderne.
Nella prima metà dell'Ottocento la piazza fiorentina restò secondaria rispetto al vitale mercato di Livorno, molto attivo per tutto il secolo. Un forte per quanto breve impulso all’attività della Borsa si verificò con il trasferimento della capitale del Regno d’Italia a Firenze, tra il 1864 e il 1870, periodo durante il quale molti istituti di credito stabilirono sedi in città. Una volta trasferita la capitale a Roma, Firenze attraversò un periodo di forte crisi, che in borsa fu caratterizzato da sedute al limite della regolarità, con frequenti disordini e interventi delle autorità di pubblica sicurezza.
Nel corso del XX secolo la piazza fiorentina seguì l’evoluzione delle altre borse minori, fungendo dapprima come utile snodo locale del sistema di raccolta dei capitali, ma perdendo sempre più importanza con l’avanzare dei progressi nelle telecomunicazioni. Ben prima che le contrattazioni alle grida venissero sostituite dal sistema telematico, gli operatori fiorentini, come quelli delle altre piazze secondarie, furono fortemente attivi nell’arbitraggio con le altre borse. Il processo si accentuò nell’ultimo quarto del XX secolo quando il numero degli agenti di cambio scese a due.
Le sedi
Le riunioni di cambiavalute, mercanti e banchieri si tenevano storicamente sotto le Logge di Mercato Nuovo. Durante il periodo della dominazione francese la Borsa, con tutta la Camera di commercio, ebbe sede dapprima presso il Palazzo di Parte Guelfa, poi nel Palazzo della Ruota e infine presso gli Uffizi corti.
Il Palazzo della Borsa di Firenze fu edificato tra il 1858 e il 1860 sul Lungarno, dove sorgeva un antico tiratoio appartenuto all’arte della lana. L’intervento urbanistico ebbe una portata rilevante per il tessuto della città e non mancarono le dure opposizioni al progetto. Nel nuovo edificio monumentale, che sarebbe divenuto il centro finanziario della città, trovarono sede oltre alla Borsa, la Camera di commercio e la Banca Nazionale Toscana. Tra gli anni 1931 e 1933, nel quadro di una ristrutturazione interna del palazzo, venne sistemato il salone della Borsa di Firenze. Oggi il Palazzo è sede della Camera di commercio e il salone della borsa ospita il registro imprese.
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