AcomeA - Sostenibilità, la parola d’ordine è engagement
Sempre più operatori si rendono conto di quanto valore sia celato in società che all’apparenza non sono campioni ESG.
Intervista a Marco Ruspi, Head of ESG di AcomeA SGR, a cura di Giulio Zangrandi su Focus Risparmio del 14/11/2023, 29 Feb 2024 - 09:36
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Il vento sta cambiando. Dopo anni in cui le strategie di investimento con caratteristiche ambientali e sociali si sono basate sull’esclusione di alcuni titoli a favore di quelli con elevati score ESG, molti esperti del settore si sono resi conto di quanto valore sia nascosto in società che all’apparenza non sono campioni di sostenibilità. Ne è convinto Marco Ruspi, head of ESG and Sales Manager di AcomeA SGR, che sottolinea come la nuova frontiera della finanza dal pollice verde sia l’engagement.
Perché preferire l’engagement ad altri tipi di strategie?
Perché le strategie tradizionali hanno fatto sì che tutti gli investitori desiderassero detenere le stesse società, determinando sia un aumento dei loro multipli sul mercato sia una sostanziale sovrapponibilità dei portafogli. Il tutto mentre il potenziale di altre aziende meno in vista andava sprecato o comunque rimaneva inespresso.
Come estrarre e quantificare questo valore futuro inespresso?
Sono fondamentali il processo e gli attori in gioco. Nel primo caso, occorre partire da una fotografia iniziale ben definita per valutare su quali aspetti concentrarsi. Soprattutto se si parla di Pmi, che sono il nostro focus. Ogni azienda è infatti un mondo a sé, caratterizzato da complessità e caratteristiche uniche e dotata di risorse limitate che vanno indirizzate nel modo più efficace ed efficiente verso la destinazione ad impatto maggiore. Poi, seguono l’implementazione e il monitoraggio costante per valutare il grado di commitment nei confronti degli obiettivi condivisi tramite il dialogo con l’investitore. Guardando agli attori, invece, l’asset manager deve spronare la società e metterle a disposizione un network indipendente di professionisti che la supporti in tutti le fasi: dalla scelta e misurazione delle metriche, alla stesura di bilanci e piani strategici. Il tutto senza dimenticare il ruolo del cliente.
Perché ritiene il cliente così importante nello sviluppo della strategia di sostenibilità di una PMI italiana?
La CSRD, che punta a equiparare la rilevanza dei risultati ESG con quelli riportati nel bilancio civilistico con lo scopo di migliorare l’informativa di sostenibilità, porterà a una rendicontazione non finanziaria capillare. Ma, se è vero che le aziende impattate in Europa passeranno da poco meno di 12mila a circa 49mila, i requisiti minimi di accesso (numero medio di dipendenti, stato patrimoniale, fatturato) escluderanno comunque molte piccole realtà. Ed è proprio qui che si innesta il punto relativo all’engagement dei loro clienti: le PMI italiane si trovano all’interno di catene del valore in cui, a valle, c’è quasi sempre una realtà più grande interessata dalla nuova normativa e che quindi richiederà un impegno sempre più rilevante ai propri fornitori.
Quali sono i risultati del vostro lavoro di engagement?
La nostra attività di engagement si esprime tramite il fondo AcomeA PMItalia ESG. Negli ultimi tre anni abbiamo ingaggiato circa 30 società quotate grazie al coordinamento del Comitato ESG, che è presieduto dal direttore investimenti e che ha collaborato con i fondatori e il top management delle aziende partecipate. Sono tanti i risultati conseguiti: chi ha redatto il primo bilancio di sostenibilità, chi ha creato un comitato interno, chi ha preparato dei piani strategici e chi ancora ha deciso di diventare società benefit. Ecco perché continueremo ad accrescere il nostro impegno in questo percorso, che è imprescindibile e fonte di un extra-rendimento futuro, grazie all’estrazione del valore sostenibile inespresso.
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