La sostenibilità al centro delle scelte d’investimento degli italiani

Per una larga maggioranza di risparmiatori le aziende con buone pratiche ESG sono più redditizie nel lungo periodo



Forum per la Finanza Sostenibile, 07 Gen 2019 - 12:00

La sostenibilità occupa una posizione di crescente rilievo nella pianificazione del risparmio e dell’investimento degli italiani. La tendenza è stata riscontrata da diversi studi e ricerche di mercato. Ad esempio, un’indagine condotta da AXA Investment Managers nell’ambito del monitoraggio sull’evoluzione delle attitudini d’investimento in Italia ha rilevato che per un numero crescente di risparmiatori l’attenzione ai temi ambientali, sociali e di governance (o ESG da Environmental, Social and Governance) ha una grande rilevanza nelle decisioni d’investimento, sia in termini di interesse per i temi, sia in termini di rendimento.
Oltre il 70% del campione, infatti, ritiene che le società che adottano politiche di sostenibilità siano in grado di posizionarsi su un vantaggio competitivo nel lungo periodo, con conseguenti benefici per gli investitori.
Il giudizio sulle società trova riscontro nei risultati di numerose indagini di mercato e ricerche accademiche. Tra i lavori più recenti, uno studio condotto da Banor SIM e dalla School of Management del Politecnico di Milano su 600 titoli azionari europei nel periodo 2012-2017 ha dimostrato che le società con i rating ESG più elevati in tutte e tre le categorie (ambientale, sociale e di governance) sono anche più efficienti nell’incrementare i ricavi e l’utile finale; i titoli delle realtà più “virtuose” in ambito di sostenibilità risultano pertanto più redditizi per gli investitori.
Ai dati di queste indagini di mercato fanno eco i risultati di una ricerca accademica condotta dai docenti Rob Bauer, Tobias Ruofy e Paul Smeets dell’Università di Maastricht, che hanno analizzato le preferenze d’investimento di oltre 3.000 aderenti a un fondo pensione olandese con €18,7 miliardi di asset under management. L’esperimento consisteva nell’attribuire agli aderenti la possibilità di votare la futura strategia d’investimento del fondo: il risultato è che quasi il 70% dei soggetti coinvolti ha manifestato la volontà di investire i propri risparmi in modo più sostenibile.
Un altro dato interessate registrato dall’indagine di AXA è che la sensibilità per i temi ESG è particolarmente accentuata tra i giovani di età compresa tra i 22 e i 30 anni: il 76% è interessato a conoscere l’impegno delle imprese in ambiti quali la riduzione delle emissioni di gas climalteranti o la gestione sostenibile delle risorse idriche. Gli over 55 prestano maggior attenzione all’impatto delle proprie scelte d’investimento sull’occupazione, dimostrando una grande consapevolezza e sensibilità per le aree di criticità socio-economica del Paese. Inoltre, l’indagine ha mappato i temi di sostenibilità che attirano l’attenzione degli investitori: ne è emerso un interesse particolarmente marcato verso la tecnologia green e il consumo responsabile (rispettivamente, con il 59% e il 46% degli intervistati); seguono l’Intelligenza Artificiale (31%) e il cambiamento climatico (29%).
Tra le categorie più sensibili ai temi ESG rientrano anche le donne: secondo un’indagine del 2018 condotta da Doxa e dal Forum per la Finanza Sostenibile tra i risparmiatori retail, il 77% delle intervistate ritiene che le tematiche ambientali, sociali e di governance siano importanti in ambito finanziario (il dato aggregato per uomini e  donne scende al 70%). In particolare, le scelte d’investimento delle risparmiatrici risultano più influenzate rispetto agli uomini dagli elementi sociali legati alle questioni di genere. Per esempio, la presenza di programmi dedicati alla conciliazione lavoro/famiglia e di politiche del personale volte a garantire le pari opportunità nelle imprese sono considerate rilevanti dal 76% delle intervistate contro, rispettivamente, il 63 e il 60% degli uomini.
Queste tendenze segnalano che per gli italiani è sempre più importante conseguire risultati socio-ambientali concreti attraverso i propri investimenti: di conseguenza, anche per gli operatori finanziari diventa sempre più cruciale definire precisi target d’impatto, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030 (o SDGs), che dal 2015 dettano l’agenda delle priorità mondiali in tema di sostenibilità.
Questo tipo di approccio rientra nell’impact investing, una strategia che comprende investimenti in imprese, organizzazioni e fondi realizzati con l’intento dichiarato di generare impatti socio-ambientali positivi e misurabili e, al tempo stesso, un ritorno finanziario per l’investitore. Pur rappresentando ancora una quota ridotta nell’ambito del panorama complessivo della finanza sostenibile, negli ultimi anni questa strategia ha registrato una crescita poderosa sia in Italia, sia in Europa. Secondo quanto emerso dall’European SRI Study 2018 – la ricerca sull’investimento sostenibile e responsabile in Europa, promossa e condotta da Eurosif – le masse gestite secondo questa strategia sono passate da €20 a €108 miliardi tra 2013 e 2017, una tendenza che trova riscontro anche nel mercato italiano.

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