Cresce l'integrazione ESG da parte delle società aurifere
Le imprese di estrazione puntano sulla sostenibilità, spinte dal coinvolgimento sempre più attivo degli stakeholder
Forum per la Finanza Sostenibile, 04 Ott 2019 - 15:00
In periodi di instabilità economica e finanziaria, gli investitori tendono a orientare parte del proprio capitale verso i cosiddetti “beni rifugio”, cioè quei beni che possiedono un valore intrinseco e tendono quindi a non svalutarsi in relazione a un aumento del livello generale dei prezzi. Essi rappresentano un investimento non speculativo ad elevata liquidità, non correlato all’andamento degli altri titoli in portafoglio.
Il bene rifugio più diffuso è senz’altro l’oro, il cui valore è aumentato di oltre cinque volte dal 2000 a oggi, soprattutto a fronte della crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007. Dopo una leggera svalutazione, a luglio di quest’anno il prezzo dell’oro si è mantenuto su un trend positivo, spinto dai timori di svalutazione del dollaro e dalle tensioni geopolitiche tra USA e Cina. Gli investimenti nel settore aurifero si concretizzano nell’acquisto di: titoli azionari di aziende estrattive, fondi comuni, futures e opzioni, Exchange Traded Fund (ETF) ed Exchange Traded Commodities (ETC).
Come molti settori industriali, quello delle estrazioni, aurifere e non solo, presenta importanti ricadute in termini di impatto ambientale, a partire dalle emissioni di gas serra.
Nel 2017, Eurostat* ha stimato un ammontare di 44,53 milioni di tonnellate di CO2 derivanti da attività di estrazione in Europa: per contribuire significativamente alla mitigazione dei cambiamenti climatici è senz’altro cruciale ridurre l’impatto ambientale di questo settore. Il Technical Expert Group (TEG) on Sustainable Finance ha infatti indicato il comparto delle estrazioni come un settore strategico da integrare all’interno della futura tassonomia europea delle attività economiche sostenibili**. In particolare, per essere incluse nella nuova classificazione, le imprese del settore estrattivo dovranno definire precisi obiettivi di riduzione delle emissioni in modo da dimostrare il proprio ruolo positivo nella transizione verso un'economia ad emissioni zero, circolare ed efficiente sotto il profilo delle risorse utilizzate.
In alcuni casi, la transizione verso un modello di business sostenibile è già iniziata. A fronte di un mercato in crescita, la fiducia degli investitori verso le aziende del settore estrattivo, e aurifero in particolare, è legata anche alla crescente adozione di criteri e buone pratiche ESG nella gestione dei giacimenti. Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza dell’importanza di tener conto di un ampio spettro di portatori di interesse (stakeholder), oltre gli azionisti (shareholder): per esempio dipendenti, comunità locali, amministrazioni. Ciò è particolarmente rilevante per il mercato delle estrazioni aurifere, da sempre strettamente legato al territorio di riferimento, con conseguenze rilevanti a livello ambientale e sociale. I rischi ESG sono legati soprattutto a estrazioni artigianali e su piccola scala (che rappresentano il 15% dell’offerta mineraria aurifera globale***) e includono: inquinamento da acidi come cianuro e mercurio – utilizzati per l’estrazione dell’oro –, sfruttamento intensivo del suolo, lavoro nero o minorile, infortuni, rischi per la salute.
Per quanto riguarda l’estrazione commerciale moderna e su larga scala si rilevano crescenti sforzi in termini di sostenibilità. Per esempio, la Barrick Gold Corporation – la più grande società di estrazione di oro al mondo, con sede a Toronto – ha realizzato un programma residenziale per i dipendenti della miniera di Kibali, nella Repubblica Democratica del Congo, garantendo alloggi in cemento con servizi igienici, cucina, elettricità e acqua corrente. La Golden Star Resources – un'altra importante multinazionale canadese attiva nel settore – ha sviluppato programmi di formazione legati all’allevamento e alla silvicoltura per favorire il reimpiego dei propri dipendenti e l’occupabilità della popolazione locale in Ghana, in vista dell’esaurimento del giacimento aureo e della chiusura delle miniere.
Tra gli aspetti più influenti sulla performance ESG è doveroso citare gli importanti passi avanti in termini di governance, legati al crescente coinvolgimento (engagement) di azionisti e stakeholder. A titolo di esempio, il gestore di hedge fund Paulson & Co. ha lanciato una campagna vincente di raccolta deleghe, durata oltre sei mesi, con l’obiettivo di sostituire il top management della Detour Gold, azienda estrattiva canadese. L’impresa in oggetto gestisce una miniera a Detour, in Canada, caratterizzata negli ultimi anni da frequenti infortuni sul lavoro e da un forte aumento dei costi di capitale.
Secondo un recente report di VanEck – società di gestione con sede a New York – proprio il rinnovato impegno in termini di sostenibilità da parte delle imprese estrattive, e aurifere in particolare, è tra i fattori determinanti l’apprezzamento dei titoli azionari e degli indici legati all’oro. Come anticipato, infatti, il comparto estrattivo necessita di una svolta sostenibile anzitutto (ma non solo) in termini ambientali; senz’altro i progressi auspicati sono ancora molti, ma il percorso è tracciato.
* Eurostat (2018)
** Il lavoro di approfondimento sul settore estrattivo è stato delegato alla Piattaforma sulla finanza sostenibile, gruppo che si occuperà di proseguire i lavori iniziati dal TEG per l’implementazione e l’ampliamento della tassonomia UE
*** Secondo i dati di Metal Focus, una delle principali società di consulenza nel settore dei metalli preziosi
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