Dalla finanza sostenibile "ossigeno per la crescita"

Un report curato da REF-E analizza le opportunità di rilancio insite nel processo di decarbonizzazione dell’economia: finanza in primo piano



Forum per la Finanza Sostenibile, 04 Nov 2020 - 15:30

Sostenere la transizione dell’economia verso modelli più sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale è la chiave per avviare la ripresa dalla crisi generata dalla pandemia COVID-19.

È la tesi del report "Ossigeno per la Crescita" curato da REF-E – società di ricerca e consulenza nel settore energetico – con il contributo di numerosi esperti da diversi ambiti, tra cui il Forum per la Finanza Sostenibile.

A partire da un’analisi macroeconomica, il report esamina il ruolo della decarbonizzazione nel rilancio dell’economia approfondendo cinque ambiti d’azione trasversali – fiscalità, finanza sostenibile, economia circolare, appalti verdi (Green Public Procurement) e mercato del lavoro – e sei settori strategici per gli investimenti: industria, efficienza energetica, sistema elettrico, trasporti, cibo e adattamento ai cambiamenti climatici.

 

All’interno di questo perimetro, riforme e investimenti in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e coerenti alle esigenze di inclusione sociale possono generare nuova occupazione e ridurre le disuguaglianze, che si sono accentuate con la pandemia.

Le risorse che l’Italia riceverà nell’ambito di Next Generation EU – il piano di politiche e di investimenti lanciato dalla Commissione Europea alla fine di maggio del 2020 per supportare la ripresa negli Stati membri – costituiscono un’importante opportunità di rilancio dell’economia all’insegna di un nuovo modello di crescita basato su innovazione e resilienza per prevenire gli impatti delle prossime crisi. Per sfruttare questa opportunità e per attrarre un volume significativo di capitali privati occorrono: politiche economiche chiare nel perseguire la transizione; capacità di pianificazione strategica; coerenza tra scelte politiche e progetti; efficienza dei meccanismi decisionali ed efficacia nella governance, in questo caso nella modalità di implementazione della politica economica.

 

L’analisi macroeconomica

L’analisi macroeconomica parte dalla situazione in Italia nel 2020 con:

  • riduzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’8,4%;

  • rapporto tra debito pubblico e PIL in crescita al 160%;

  • rallentamento delle emissioni di gas a effetto serra pari al 9%;

  • diminuzione degli investimenti al 16% del PIL;

  • forti impatti sul mercato del lavoro, con conseguente contrazione del reddito pro-capite, incremento delle disuguaglianze e crescita della propensione al risparmio.

Il report propone due scenari: uno definito "virtuoso" e uno "conservativo" in base alla capacità di spesa delle risorse del Next Generation EU per progetti di decarbonizzazione.

Nello scenario virtuoso l’Italia spende l’80% delle risorse UE e, contestualmente, attiva un volume significativo di investimenti da parte del settore privato. Date queste premesse, gli effetti sono:

  • tasso di crescita medio annuo dell’economia intorno al 5% nel breve periodo (alcuni anni), al 3,5% nel medio periodo, al 2% nel lungo periodo;

  • PIL nel 2030 del 30% più elevato rispetto al livello che si raggiungerebbe senza risorse UE;

  • tasso di occupazione per la popolazione in età attiva passato dal 57% nel 2020 al 68% nel 2030.

Queste condizioni consentono di sostenere la transizione energetica.

Nello scenario conservativo la capacità di spesa dell’Italia si limita al 50% e non è affiancata da un volume sufficiente di investimenti privati a causa della mancanza di chiarezza nella direzione della politica economica e della crisi di liquidità delle imprese dovuta agli effetti del cosiddetto "lockdown", la limitazione della circolazione di merci e persone e delle attività produttive e commerciali decisa dal governo per limitare la diffusione dei contagi da coronavirus. In questo quadro:

  • la crescita economica si ferma al 2% nel medio periodo e all’1% nel lungo periodo;

  • il rapporto debito pubblico/PIL nel 2030 non scende al di sotto del 140% (il livello registrato prima della crisi pandemica).

Queste condizioni comportano l’incapacità del Paese di raggiungere l’obiettivo europeo della neutralità climatica nel 2050, e di definire con chiarezza gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione.

 

Il ruolo del settore pubblico

Lo Stato emerge come un attore chiave, perché è il perno attorno al quale si sviluppano sia le scelte di politica economica, sia il finanziamento degli obiettivi di decarbonizzazione attraverso la gestione delle risorse UE e, in generale, della spesa pubblica. Una funzione importante degli investimenti pubblici consiste nella mitigazione dei rischi connessi all’innovazione: in altre parole, le risorse del Next Generation EU dovranno essere indirizzate verso tecnologie, attività e progetti innovativi che presentano elevati rischi d’investimento per gli attori privati. In questo modo, una direzione chiara, coerente ed efficace del settore pubblico può generare un effetto leva sugli investimenti privati.

Alla luce di queste considerazioni, il report propone e argomenta alcune misure, come lo scorporo delle spese per la decarbonizzazione dal calcolo del debito pubblico; la ridefinizione dei parametri in base ai quali viene valutata la rischiosità del debito di uno Stato, in modo tale da tenere conto del valore del processo di transizione; un ruolo più deciso della Banca Centrale Europea come attore che può favorire un riorientamento delle scelte d’investimento.

L’analisi evidenza il ruolo cruciale delle Regioni, unità amministrative fondamentali per la gestione dei fondi europei e per gli iter autorizzativi di impianti e strutture energetiche: oltre a indicare i settori e i progetti da finanziare, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sulla modalità di utilizzo delle risorse del Next Generation EU deve illustrare anche la struttura di ruoli e funzioni delle entità coinvolte nella gestione dei fondi, chiarendo, in particolare, il grado di partecipazione di Regioni ed Enti Locali. Inoltre, le Regioni devono essere coinvolte esplicitamente negli obiettivi nazionali di decarbonizzazione.

 

Il ruolo della finanza sostenibile per la ripresa e la resilienza

Nel capitolo sulla finanza sostenibile – a cura del Forum per la Finanza Sostenibile – si evidenzia l’importanza di attivare modelli virtuosi ed efficaci di partnership pubblico-privato. Per favorire la collaborazione tra decisori pubblici, investitori e aziende (collaborazione necessaria per il successo degli interventi), è utile che gli indicatori di riferimento per la sostenibilità siano comuni tra tutti questi soggetti: per esempio, l’Agenda 2030 può essere utile per individuare gli obiettivi delle politiche e per valutare gli impatti dei risultati realizzati dai progetti d’investimento.

Quadri classificatori, strumenti e l’esperienza maturata negli anni dagli investitori SRI (da Sustainable and Responsible Investiment) possono essere applicati alla gestione delle risorse del Next Generation EU. Un esempio è la tassonomia europea delle attività ecocompatibli – una classificazione di attività economiche che, entro determinati parametri tecnici, contribuiscono a conseguire gli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione Europea: la tassonomia può essere impiegata per identificare i settori prioritari per la decarbonizzazione. Green bond – anche sovrani e regionali – in linea con le caratteristiche dello standard europeo sviluppato dal Gruppo Tecnico di Esperti della Commissione UE possono contribuire a incrementare il volume di capitali dedicati a obiettivi di decarbonizzazione. I benchmark climatici introdotti nel quadro normativo UE nel 2019 potranno essere funzionali ad allineare i portafogli d’investimento verso traiettorie di decarbonizzazione. I mutui verdi, in fase di sviluppo a livello europeo, sono prestiti bancari per la costruzione, l’acquisto o la ristrutturazione di edifici privati o a uso commerciale a elevata prestazione energetica, in linea con gli standard diffusi nell’Unione Europea, o almeno superiore del 30% rispetto all’edificio originario (nel caso delle ristrutturazioni).

Un elemento fondamentale per l’attivazione di questi strumenti è la rendicontazione delle informazioni di sostenibilità da parte delle aziende, che permette agli investitori di compiere scelte consapevoli in termini di sostenibilità, e contribuisce a migliorare l’analisi dei rischi climatici insiti nelle attività finanziarie.

Sarebbe opportuno introdurre servizi di supporto tecnico (es: corsi di formazione, piattaforme di networking) per aiutare le imprese e, in particolare, le PMI che operano in settori più esposti ai rischi legati al cambiamento climatico, a individuare le opportunità economico-finanziarie offerte dalla decarbonizzazione. Una migliore consapevolezza sulla possibilità di ricoprire un ruolo attivo nella mitigazione del cambiamento climatico potrebbe stimolare l'adozione di politiche aziendali e piani di sviluppo in linea con gli obiettivi ambientali dell'UE, oltre che incoraggiare il ricorso a strumenti SRI.

Vista l’interdipendenza tra le diverse dimensioni della sostenibilità (ambientale, sociale e di buona governance), l’Italia deve intervenire anche sulle crescenti disuguaglianze socioeconomiche, invertendo la tendenza che ha progressivamente diminuito gli investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo e, più in generale, migliorando la qualità dei servizi pubblici, inclusi quelli sociosanitari. È fondamentale che il paese possa contare su un capitale umano adeguato alle ambizioni del prossimo futuro sul rilancio economico e sul contrasto ai cambiamenti climatici, coinvolgendo quindi su questi temi la maggioranza della popolazione, anche attraverso programmi mirati di informazione ed educazione finanziaria.

Infine, un’area d’intervento che merita maggiore attenzione è l’adattamento, soprattutto per l’Italia, che è esposta a numerosi rischi fisici derivanti dal cambiamento climatico, in particolare nelle aree di fragilità dell’assetto idro-geologico. Solo il 7% della finanza climatica a livello mondiale è destinato a progetti volti ad attenuare l’impatto dei cambiamenti climatici a fronte di danni che non è possibile evitare e ad aumentare la resilienza delle comunità colpite. Un dato che sarebbe opportuno correggere in coerenza con l’EU Green Deal – il piano di politiche e di investimenti per raggiungere la neutralità climatica nell’UE entro il 2050 – e grazie all’impiego delle risorse di Next Generation EU.

 

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