Non solo rendimenti: cresce la finanza a impatto

22 miliardi di dollari di nuovi investimenti in oltre 8.000 progetti ad alto impatto socio-ambientale: è questo il bilancio 2016 fornito dall’indagine annuale del Global Impact Investing Network (GIIN).



Forum per la Finanza Sostenibile, 01 Giu 2017 - 17:00

L’Annual Impact Investor Survey, giunta quest’anno alla settima edizione, è stata condotta a livello mondiale su un campione costituito da 209 attori finanziari, in larga maggioranza fund manager (67%), ma con una discreta rappresentanza di fondazioni (11%) e, a seguire, banche (4%). Tra le altre categorie monitorate dal GIIN – l’organizzazione di riferimento a livello internazionale per la promozione della finanza a impatto – figurano istituzioni finanziarie per lo sviluppo, family office, fondi pensione e assicurazioni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, quasi la metà degli intervistati ha sede negli Stati Uniti e in Canada, mentre gli operatori europei sono circa il 30% – tutti i continenti sono comunque inclusi nell’indagine.

Venendo ai numeri, 208 intervistati hanno dichiarato di detenere un totale di 114 miliardi di dollari di masse gestite secondo strategie di impact investing. Nel solo 2016, ci sono stati nuovi investimenti per 22 miliardi di dollari in oltre 8.000 progetti ad alto impatto socio-ambientale.
Un altro dato interessante rilevato dall’indagine è la generale soddisfazione degli investitori: oltre il 90% ha dichiarato che le performance sono state in linea o superiori alle attese, sia in termini di impatto socio-ambientale generato (98%), sia in termini di rendimento finanziario (91%).
Il successo delle operazioni contribuirà a un’ulteriore crescita del settore: in effetti, gli attori interpellati dal GIIN hanno dichiarato di voler aumentare del 17% il capitale destinato a progetti di finanza a impatto nel corso del 2017, portando così il volume degli investimenti a una cifra stimata a 25,9 miliardi di dollari.

I settori privilegiati dagli interventi sono quelli relativi ad abitazioni, energia, servizi finanziari, cibo e agricoltura e assistenza sanitaria. Stati Uniti e Canada, destinazioni del 40% delle masse investite, risultano le regioni più attrattive, seguite da Europa (14%), Africa sub-sahariana (10%) e America Latina-Caraibi (9%).

Significative, infine, le indicazioni fornite dall’indagine sui principali progressi e sfide che interessano il settore. Tra gli aspetti positivi rilevati nel corso del 2016, gli intervistati hanno citato il netto incremento di personale qualificato, nonché un miglioramento delle opportunità d’investimento e delle metodologie di misurazione dell’impatto sociale e ambientale.  Fattori di freno sono invece l’assenza di standard e terminologie condivise per la definizione dell’impact investing e la limitata liquidità. Un altro elemento di criticità risiede nel lato offerta di capitali: è ancora ridotto, infatti, il numero di investitori propensi a destinare risorse in progetti con profili rischio/rendimento non sempre in linea con quelli di mercato.

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