Il caso Madoff
Il truffatore, lo schema Ponzi e la condanna.
FTA Online News, Milano, 10 Lug 2009 - 10:31
Si è trattato della più grande frode di tutti i tempi. Qualcosa come 65 miliardi di dollari andati in fumo. Ad organizzarla è stato il settantunenne Bernard Madoff e a porvi fine è stato un gruppo di agenti federali che lo ha arrestato l’11 dicembre 2008 con l’accusa di truffa grazie alle indicazioni dei figli, Andrew e Mark, a cui la sera prima il finanziere aveva rivelato che la parte di gestione patrimoniale della sua società era una gigantesca truffa.
Ex bagnino di Lond Island, Bernie Madoff si lanciò nell’attività di brokeraggio nel 1960, fondando la Bernard Madoff Investment Securities, società che spaziava dall’attività di negoziazione titoli fino allo sviluppo di piattaforme elettroniche di trading per azioni e derivati.
Il fondo creato da Madoff grazie alla credibilità e al prestigio conquistati nel corso degli anni era dunque solo un’attività parallela a quella della società ufficiale, in cui lavoravano come manager i figli e che svolgeva appunto attività di brokeraggio per i più grandi fondi d’investimento mondiali.
Il meccanismo messo in piedi da Madoff, simile ad una catena di Sant’Antonio, era semplice: i soldi versati da chi entrava per ultimo nel suo prestigioso fondo d’investimento, che aveva attratto anche ebrei a riposo ai quali garantiva un rendimento annuale fisso del 10%, servivano per liquidare i primi che chiedevano di uscire. Si trattava di un’applicazione del famoso schema Ponzi, dal nome dell’italiano Charles Ponzi che nel 1920, offrendo interessi altissimi, si rese protagonista di una gigantesca truffa che durò però pochi mesi.
Il castello di carta costruito da Madoff sulla base di bilanci falsi è crollato a causa della recente crisi finanziaria che ha spinto un numero inaspettato di clienti a richiedere indietro il proprio denaro investito. A fronte di tali richieste Madoff si è trovato improvvisamente a dover liquidare posizioni per sette miliardi di dollari. Soldi che non aveva.
In realtà alcuni dubbi sull’operato di Madoff erano già stati espressi nel 2001 dai concorrenti che non si spiegavano come il finanziere riuscisse a produrre rendimenti costanti nell’ordine del 15% all’anno, cogliendo sempre il momento migliore per acquistare e vendere.
Solo nei mesi scorsi si è appreso che la sua attività di investment advisory in realtà nascondeva una truffa.
L’ex presidente del Nasdaq aveva irretito persone e istituzioni di ogni Paese: magnati russi, università, banche europee, ricchi italiani con il tesoretto in Svizzera, fondi pensione, attori, registi, premi Nobel, facendo breccia nei migliori circoli di persone benestanti che gli avevano affidato intere fortune, ritrovandosi ora con poche briciole del proprio patrimonio in mano.
Anche se è difficile rintracciare tutti i nomi di chi è caduto nella trappola di Madoff, così come l’entità esatta dei capitali affidati al finanziere, in Italia tra i truffati figurano l’Unicredit, con un’esposizione diretta di 75 milioni e una indiretta di 805 milioni attraverso la Pioneer Alternative Investment Managment (specializzata nei fondi hedge), il Banco popolare (con 8 milioni di esposizione diretta e 60 milioni sui fondi distribuiti dal gruppo), Ubi Banca (che ha accusato perdite per 60 milioni) e Mediobanca (la cui esposizione si aggira intorno ai 670.000 dollari). Alle banche si aggiungono inoltre i fondi hedge e gli investitori privati.
La più grande truffa della storia di Wall Street si è conclusa il 29 giugno 2009 quando il tribunale del distretto federale di Manhattan ha inflitto all’ex presidente del Nasdaq una pena di 150 anni (il massimo possibile), ben superiore ai 12 anni chiesti dall’avvocato difensore, che Madoff dovrà scontare in un penitenziario di massima sicurezza.
La sentenza prevede anche un ordine preliminare di espropriazione di tutti i beni personali di Madoff fino 171 miliardi di dollari, inclusi immobili e investimenti per 80 milioni. Dovranno essere vendute la lussuosa casa di Manhattan da 7 milioni di dollari, dove la moglie Ruth (che ha ottenuto 2,5 milioni di dollari dal giudice per mantenersi) ha continuato a vivere dall’inizio di luglio, la villa di Palm Beach in Florida del valore di 11 milioni, la residenza agli Hamptons da 4 milioni e lo yacht da 2,2 milioni.