Leva operativa: cos'è e a cosa serve

Scopri di più sulla leva operativa, l'indicatore essenziale per collegare il fatturato ai costi fissi e variabili di un’impresa



FTA Online, 13 Apr 2022 - 14:52

La leva operativa è un indicatore fondamentale per comprendere la struttura produttiva di un’impresa in quanto consente di comprendere l’influenza dei costi fissi e dei costi variabili sul risultato operativo dell’azienda al variare del fatturato.

Tecnicamente la leva operativa indica il rapporto tra il margine di contribuzione e il reddito operativo.
Il margine di contribuzione è pari al fatturato meno i costi variabili, quindi la leva operativa fornisce un’indicazione importante dell’equilibrio tra costi fissi e variabili dell’impresa al mutare del giro d’affari. La leva operativa è molto influenzata anche dai volumi e dai prezzi di vendita che influiscono sul fatturato complessivo. Un’altra definizione tipica (e parallela) della leva operativa la descrive come il rapporto tra la variazione percentuale del risultato operativo (EBIT) e la variazione percentuale delle vendite.

La leva operativa aumenta se sono presenti costi fissi elevati e diminuisce se i costi fissi sono bassi. La leva operativa fornisce un’indicazione dell’elasticità del risultato operativo caratteristico rispetto a una variazione delle vendite.

I costi fissi di un’impresa sono quei costi che tendono a rimanere costanti indipendentemente dall’andamento della produzione e del fatturato: tipici esempi sono i macchinari (con relativo ammortamento e/o leasing), gli affitti degli spazi produttivi e commerciali, i canoni fissi, i dipendenti dell’impresa. A loro volta i costi fissi possono essere impegnati e difficilmente svincolabili nel corso di un esercizio (come per gli esempi di cui sopra) o avere dei margini di discrezionalità, come nel caso di costi collegati a marketing, comunicazione, formazione, ricerca & sviluppo.

Al contrario i costi variabili sono strettamente collegati all’andamento della produzione e della vendita. Un tipico esempio è quello delle materie prime utilizzate per produrre, ma l’affidamento a terzi per servizi o parte della produzione può facilmente generare diversi tipi di costi variabili. Una classificazione comune dei costi variabili li divide tra costi variabili lineari, ossia in rapporto costante con l’andamento dei volumi di vendita/produzione (per esempio per produrre un chilo di prodotto serve sempre mezzo chilo di una materia prima) e costi variabili degressivi, ossia costi che tendono a pesare meno sul fatturato con l’aumentare dei volumi (per esempio perché l’azienda riesce a spuntare prezzi più favorevoli).


 

Leva operativa, il mix dei costi influisce sulle reazioni alla congiuntura

Normalmente le imprese con elevati costi variabili e quelle con elevati costi fissi reagiscono in maniera diversa alle variazioni di fatturato.

Le imprese con una struttura dagli elevati costi fissi sono più sensibili alla congiuntura economica e sono tipicamente più scalabili, ossia tendono a ottenere una redditività maggiore al crescere del giro d’affari grazie alla struttura basata su costi interni.

Al contrario imprese con elevati costi fissi possono subire un impatto maggiore da una congiuntura negativa e da ricavi in calo, in quanto la stessa struttura dei costi appesantisce le performance.

In situazioni di congiuntura sfavorevole e di ricavi in calo, le imprese con una struttura dei costi più basata sui costi variabili tenderanno a ridurre l’impatto e a mantenersi più stabili e redditizie delle imprese con maggiori costi fissi.

Il corretto mix di costi variabili e fissi varia dunque in base alla dinamica del giro d’affari e all’andamento del mercato.


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