I future sugli indici azionari di Piazza Affari
Cosa sono i contratti Futures. Scopri le caratteristiche dei principali Futures sul FTSE Mib, come avvengono le contrattazioni di questi strumenti e come vengono utilizzati dagli operatori.
FTA Online News, Milano, 10 Giu 2021 - 10:30
Cosa sono i contratti “future”
I future su indici azionari (o stock index futures) sono uno strumento derivato standardizzato, negoziato su mercati regolamentati, tramite il quale acquirente e venditore si impegnano a negoziare in data futura una determinata quantità di indici azionari (il “sottostante”) a un prezzo fissato alla stipula del contratto. Questo strumento è un derivato simmetrico poiché entrambi i contraenti sono obbligati a scadenza a effettuare una prestazione (ossia la compravendita). In altri termini i future negoziati in Borsa sono un contratto a termine che gode, tramite la formalizzazione delle sue caratteristiche, dei vantaggi di un mercato regolamentato.
Il FTSE MIB è l’indice azionario di riferimento di Borsa Italiana. È composto dalle 40 azioni più liquide e capitalizzate di Piazza Affari e copre circa l’80% della capitalizzazione complessiva del nostro mercato. I future che impiegano questo indice come sottostante, replicandone dunque le performance, sono il FIB, il miniFIB (Mini FTSE MIB Future) e il microFIB (micro FTSE MIB future).
I principali future sul FTSE MIB e le loro caratteristiche
Il FIB, il miniFIB e il microFIB sono i maggiori future che replicano l’indice azionario principale di Borsa Italiana. Condividono diverse caratteristiche e si differenziano soprattutto per la taglia gradualmente discendente dei rispettivi contratti.
Ogni punto dell’indice FTSE MIB è infatti valorizzato dal FIB 5 euro, dal miniFIB 1 euro e dal microFIB 0,2 euro. Il contratto microFIB vale dunque un quinto del miniFIB che a sua volta è un quinto del FIB e di conseguenza un venticinquesimo del FIB.
Se ad esempio il FTSE MIB quotasse 20.000 punti indice, il contratto FIB varrebbe 100.000 euro (5 euro x 20.000 punti), il miniFIB 20.000 euro (1 euro x 20.000 punti) e il microFIB 4.000 euro.
La differenza in termini di valore di contratto, contribuisce al graduale spostamento dell’utenza potenziale di questi strumenti, dall’investitore professionale al pubblico retail.
Il valore assegnato a ogni punto del FTSE MIB (rispettivamente € 5, € 1 ed € 0,2) prende il nome di moltiplicatore.
A rigore va precisato che il future sul FTSE MIB e l’indice stesso non hanno esattamente lo stesso valore per la presenza di alcuni fattori specifici che ne modificano in parte la valutazione, come ad esempio l’impossibilità del future di pagare dividendi rispetto alle azioni che compongono l’indice “fisico”.
Come avvengono le contrattazioni dei future
Gli orari di negoziazione di FIB, miniFIB e microFIB sul mercato IDEM di Borsa Italiana comprendono una fase di pre asta con successivamente asta di apertura nella fascia 7.45 - 8.00 (8.00.00 - 8.00.59) e un periodo di negoziazione continua tra le 8.00 e le 22 (dal lunedì al venerdì).
I contratti future su indici di Piazza Affari hanno durata trimestrale, con cicli con scadenze a marzo, giugno, settembre e dicembre. I contratti scadono il terzo venerdì del mese di riferimento alle 9.05.
Va comunque sottolineato che nella maggior parte dei casi i future su indici azionari non giungono a scadenza, poiché gli operatori preferiscono chiudere le posizioni aperte rivendendo (o acquistando) il contratto future precedentemente acquistato (o venduto). I trader operano dunque in prevalenza fra le scadenze traendo profitto da posizioni di mercato al ribasso o al rialzo.
Nel caso in cui il contratto giunga a scadenza, invece, può essere liquidato esclusivamente per cash settlement, ovvero regolato per contanti. In tal caso si pagherà o guadagnerà la differenza tra il prezzo al momento dell’acquisto/vendita del future e il valore alla scadenza del contratto.
La Cassa di Compensazione e Garanzia (CC&G) garantisce il buon esito di ogni contratto negoziato sul mercato IDEM di Borsa Italiana.
Come sono utilizzati i future dagli operatori
Il soggetto che acquista il future assume una posizione lunga (long): egli deve regolare a scadenza, il contratto acquistato con il prezzo di settlementdel future (valore dell’indice nel giorno di scadenza). Comprando oggi l’investitore in posizione long ipotizza che in futuro i prezzi saliranno oltre il prezzo di acquisto già fatto, circostanza che permetterà di incassare il controvalore del contratto future rispetto a quello di acquisto. La differenza sarà il suo profitto. L’investitore con una posizione lunga mostra dunque una prospettiva rialzista sui mercati.
Il soggetto che invece vende il future, assume una posizione corta (short), impegnandosi a vendere a scadenza l'indice. In questo caso si ritiene che il prezzo di mercato dell’indice a scadenza possa essere più basso del prezzo di vendita alla data di esecuzione del contratto, circostanza che produrrà un profitto pari alla differenza dei due valori. L’investitore “short” assume quindi una posizione ribassista.
L’Hedging
Un ambito in cui i futures vengono impiegati molto è quello dell’hedging, ossia il bilanciamento o copertura delle posizioni.
Un esempio può aiutare a capire meglio questo utilizzo:
Supponiamo che un investitore abbia in portafoglio dei titoli azionari nei quali ha fiducia, ma tema nel breve periodo un ribasso dei mercati. In tal caso, per evitare di liquidare le proprie azioni (con i relativi effetti fiscali, l’eventuale perdita di dividendi, i costi di transazione e le commissioni), l’investitore può decidere di “bilanciare” o “coprire” queste posizioni vendendo un ammontare proporzionato di future, guadagnando dunque dall’eventuale calo dei mercati l’ammontare necessario a coprire la svalutazione dei titoli in portafoglio.
Il margine per l’operatività
Per operare con questi strumenti derivati è necessario il deposito dei margini di garanzia iniziali. I margini sui vari strumenti dell’IDEM sono fissati dalla Cassa di Compensazione e Garanzia (CC&G) che se ne serve per coprirsi dal rischio di controparte.
Gli attuali margini necessari per operare con il FIB, il miniFIB ed il microFIB, sono posti al 2,5% del valore del contratto per le operazioni intraday (ossia svolte nell’arco di una sola giornata) e al 7% per le operazioni overnight o multiday (ossia di durata di più giorni).
Ciò significa che per vendere od acquistare un contratto FIB del valore di 100.000 euro (corrispondente a 20.000 punti dell’indice Ftse Mib) serve un deposito di 2.500 euro nel caso in cui si voglia operare con 1 contratto intraday e di 7.500 euro per l’operatività multiday. Sullo stesso contratto tali importi si riducono a 500 euro per l’operatività intraday e 1.500 euro per quella multiday con il miniFIB, per scendere poi rispettivamente a 100 euro e 300 euro con il contratto microFIB intraday e multiday.
Queste somme restano vincolate nel conto, come garanzia, dal momento dell’apertura della posizione (ogni contratto aperto necessita della propria copertura). Se dovessero registrarsi delle perdite superiori al margine, la CC&G chiede un’integrazione del deposito di garanzia e può chiudere la posizione.
L’Effetto Leva
Caratteristica assai importante dell’operatività con i futures è l’effetto leva, ovvero la possibilità di effettuare un investimento che riguarda un elevato ammontare di risorse finanziarie, con un basso tasso di capitale effettivamente impiegato. Abbiamo infatti visto come sia possibile muovere un contratto del valore di 100.000 euro con un versamento di garanzia pari a 7.500 euro (un tredicesimo circa del totale) se volessimo operare in overnight e addirittura di soli 2.500 euro (un quarantesimo del totale) per l’operatività intraday, cifre che si riducono di un quinto nel caso dell’operatività con il miniFIB e di un ulteriore quinto con quella del microFIB.