Il mercato delle emissioni europee
EU Emissions Trading System (EU ETS)
FTA Online News, Milano, 26 Mag 2014 - 16:07
Il mercato delle emissioni europee EU Emissions Trading System (EU ETS) è stato lanciato nel 2005 con l'obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni industriali di gas serra in modo efficace. Il sistema è operativo nei 28 Stati della UE (più Islanda, Liechtenstein e Norvegia), copre circa 11mila impianti (il 45% circa del totale delle emissioni di gas serra nell'Unione Europea) e funziona con una metodologia "cap and tade": il cap (limite) si riferisce all'ammontare massimo di gas serra che può essere messo da fabbriche, centrali energetiche e altre installazioni fisse nel sistema. All'interno di questo limite ogni impianto riceve delle "allowances" (crediti, licenze) per l'emissione di una tonnellata di CO2 (il principale gas serra) o l'equivalente di NO2 e PFCs.
Alla fine di ogni anno l'impianto deve possedere crediti sufficienti a coprire le proprie emissioni effettive nel periodo: in caso contrario vengono comminate pesanti sanzioni. In alternativa l'impianto può acquistare crediti da altre installazioni che sono state capaci di contenere le emissioni all'interno del cap e quindi possono cederli sull'EU ETS (oppure conservarli per gli anni futuri). I crediti possono essere scambiati direttamente tra le parti (anche da impianti e società non coperti dall'EU ETS), su mercati regolamentati oppure in asta, modalità quest'ultima introdotta nel 2009 con l'avvio della fase 3 del programma. L'obiettivo di riduzione dei gas serra (-21% entro il 2020, -43% entro il 2030) viene perseguito mediante il progressivo abbassamento del cap anno dopo anno.
L'EU ETS, pensato con finalità positive, è stato però al centro di uno scandalo fiscale. Tra il 2009 e il 2010 alcuni trader della Deutsche Bank hanno utilizzato il mercato dei crediti sulle emissioni per evadere il fisco per circa 300 milioni di euro: i crediti venivano importati in uno Stato UE senza pagare l'IVA, per poi essere negoziati tra i partecipanti all'illecito addebitando l'IVA (in realtà mai pagata) per poi chiedere il relativo accredito. Alla fine del 2012 una maxi operazione della magistratura tedesca negli uffici della Deutsche Bank ha portato ad accusare 25 dipendenti della banca tedesca, alcuni dei quali vennero arrestati. Inoltre, secondo alcuni economisti, sull'EU ETS si sono registrati flussi anomali di capitali, destando il sospetto che il sistema possa essere stato utilizzato per il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.