La Bilancia dei Pagamenti
La registrazione delle transazioni dei residenti di un paese con il resto del mondo
FTA Online News, Milano, 04 Mag 2007 - 09:47
La Bilancia dei Pagamenti è dunque la registrazione delle transazioni dei residenti di un Paese con il resto del mondo.
Si divide in due conti principali, il Conto delle Partite Correnti (Bilancia Commerciale) e il Conto Capitale. Il primo riguarda il commercio in beni e servizi, mentre il secondo interessa gli acquisti e le vendite di attività finanziarie e reali (azioni, obbligazioni e immobili). A livello contabile la registrazione si basa sulla semplice regola secondo la quale ogni transazione che comporta un pagamento da parte dello stesso paese rappresenti una voce in uscita.
Per definizione la Bilancia dei Pagamenti deve risultare sempre in pareggio, quindi se un Paese registra un disavanzo della parte commerciale (se importa più di quanto esporti) dovrà finanziarsi all'estero facendo entrare dei capitali nel Paese, mentre un Paese che presenta un avanzo della parte commerciale avrà del denaro da investire all'estero. Con questo indicatore è quindi possibile valutare la dinamica dei flussi di capitale di un Paese e capire se stiano entrando o uscendo.
Per quanto riguarda la Bilancia Commerciale la voce alla quale si attribuisce il maggior peso è il Saldo Commerciale, che riporta la differenza tra esportazioni ed importazioni. Un esempio di Paese importatore e, quindi, solitamente con un deficit delle partite correnti, sono gli Stati Uniti, mentre la Cina è un tipico Paese esportatore, nonostante il crescente fabbisogno di materie prime necessario per sostenere l'espansione economica.
Il saldo della Bilancia Commerciale è un indicatore economico importante. Quando è positivo (Avanzo Commerciale) o in pareggio indica che l'economia di un Paese è in grado di soddisfare la domanda interna di beni e servizi coi propri mezzi, mentre un saldo negativo (Disavanzo Commerciale) è indice di un'economia che dipende almeno in parte da beni provenienti dall'estero. Da parte delle autorità monetarie, il problema principale legato ai disavanzi commerciali è rappresentato dall’esigenza di procurarsi la valuta estera necessaria a pagare la differenza tra esportazioni e importazioni.
A tale scopo è possibile intervenire in diversi modi: ricorrere alle riserve ufficiali in valuta, riserve che tuttavia sono solitamente limitate e quindi non possono essere usate per disavanzi commerciali di lunga durata (detti anche strutturali), oppure richiedere prestiti internazionali (pubblici o privati) che però a lungo andare generano un debito estero. In alternativa è possibile svalutare la moneta nazionale, cioè rendere più costose le valute estere e quindi le importazioni, rendendo nello stesso tempo meno costose le esportazioni, in modo da riequilibrare la Bilancia Commerciale.
Recentemente gli Stati Uniti hanno invece intrapreso su alcuni beni la strada della politica di protezionismo, che consiste nel rendere più costose le importazioni imponendo delle imposte (tariffe commerciali), oppure nel limitare o proibire le importazioni di determinati beni e servizi. Altri interventi che è possibile effettuare per mantenere in equilibrio la Bilancia Commerciale sono legati alle politiche di aggiustamento strutturale, che tendono a ridurre le importazioni facendo diminuire la domanda interna attraverso l'abbassamento della spesa privata e pubblica. E' anche possibile in alternativa aumentare le esportazioni spostando forza lavoro dai beni nazionali a quelli di esportazione, diminuendo salari e costi di produzione, ossia aumentando la competitività dei beni nazionali.
La tendenza a formare disavanzi commerciali strutturali potrebbe presentarsi in situazioni di persistente povertà, ma anche in fasi di sviluppo accelerato. In tal caso, dal momento che gli interventi sono considerati di effetto temporaneo, l'incapacità di mantenere una bilancia commerciale in pareggio o in avanzo costituisce un vincolo alla crescita economica.
Tale consuetudine non si sta verificando però negli ultimi anni con il Paese “simbolo” della crescita economica, ovvero la Cina. Nonostante il crescente fabbisogno di risorse e l’insufficienza di materie prime (petrolio in primis) la Cina sta riuscendo a mantenere in forte attivo la Bilancia Commerciale, grazie anche a politiche mirate come ad esempio quella che favorisce gli investimenti dall’estero. Le società cinesi controllate da società straniere impiegano più di 25 milioni di addetti, determinando oltre il 20% delle entrate del Fisco. Un altro ruolo importante nella costante crescita delle esportazioni cinesi lo riveste il capitale pubblico destinato alla Ricerca e Sviluppo, che nel Programma Strategico Quinquennale 2006- 2010 è stato fissato al 2,5% del PIL. Si tratta di una cifra che nel 2010 dovrebbe corrispondere a circa 75 miliardi di dollari (l'Italia oggi investe circa 16 miliardi di dollari in Ricerca e Sviluppo).