Basilea II
Standard per la gestione del credito delle banche
FTA Online News, Milano, 22 Gen 2010 - 17:24
Cos’è
Quando si parla di Basilea II ci si riferisce all'accordo maturato dal Comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria, sostitutivo del precedente Basilea I.
L'obiettivo dell'accordo è quello di sopperire alle lacune del precedente protocollo nato con l’obiettivo di stabilire degli standard comuni in merito alla gestione del credito delle banche diventata troppo poco prudente.
Il compito principale del primo accordo è stato quello di mettere ordine nel quadro normativo delle banche relativamente al modo con cui gli istituti di credito valutavano i rischi delle aziende a cui facevano credito.
Basilea viene inquadrato come un atto di autoregolamentazione del sistema creditizio su scala internazionale. Infatti le indicazioni del Comitato di Basilea diventano atti giuridicamente vincolanti per le singole banche solo con il loro recepimento da parte delle banche centrali nazionali.
L’implementazione del nuovo accordo da parte delle banche è stata completata alla fine dell’anno 2007.
Da Basilea I a Basilea II
Il mancato raggiungimento di alcuni degli obiettivi inizialmente fissati da Basilea I portò il Comitato a presentare nel 1999 una nuova proposta che va sotto il nome per l’appunto di Basilea II.
Uno dei nodi fondamentali da sbrogliare riguardava in primis il fatto che l'accordo Basilea I valutava le aziende in base a requisiti molto semplificati (come negli obiettivi dell’accordo). Esso si limitava infatti a prendere atto della storia patrimoniale di un’azienda, e della sua capacità attuale di rimborso, ma non si proponeva di valutare in modo dinamico la capacità dell’azienda di generare reddito (fatto che assume importanza notevole nelle aziende che fanno innovazione).
Questa ragione in particolare unitamente ad altre portò il Comitato a elaborare nuove linee guida, standard e raccomandazioni.
In particolare il contenuto del Nuovo Accordo si articola su tre pilastri:
1) Requisiti patrimoniali minimi: gli accordi di Basilea II hanno fissato il coefficiente di solvibilità all'8%. Tale coefficiente fissa l'ammontare minimo di capitale che le banche devono possedere in rapporto al complesso delle attività ponderate in base al loro rischio creditizio. Sono stati introdotti poi i concetti di rischio operativo (ad es. frode interna, frode esterna, risarcimenti richiesti da dipendenti, violazione delle norme a tutela della salute e sicurezza del personale, pratiche discriminatorie, responsabilità civile e penale) e di rischio di mercato (definito come il rischio di perdite derivanti da negoziazione di strumenti finanziari sui mercati, indipendentemente dalla loro classificazione in bilancio). Per la misurazione del rischio di credito le banche potranno utilizzare varie metodologie di calcolo dei requisiti. Tra queste maggior risalto va dato ai sistemi di internal rating, il cui compito principale è rappresentato dal garantire una maggior sensibilità ai rischi.
2) Basilea II inoltre prevede che le Banche Centrali abbiano una maggiore discrezionalità nel valutare l'adeguatezza patrimoniale delle banche, potendo imporre una copertura superiore ai requisiti minimi stabiliti.
3) Il terzo requisito infine è quello della disciplina e della trasparenza del mercato che introduce più stringenti regole di trasparenza per l'informazione al pubblico.
Il rating
Particolare rilevanza viene data infine al rating interno.
Basilea II, infatti, introduce la possibilità, per gli istituti di credito, di affiancare ai rating emessi dalle agenzie specializzate, anche rating prodotti al proprio interno.
Questo permette alle banche di dotarsi di maggiori strumenti per il rischio di impresa
garantendo agli istituti un maggior numero di informazioni rilevanti e permettendo loro di formulare valutazioni più concrete e realistiche.
Tuttavia ciò implica vincoli più stringenti in termini di rapporto tra rischi e finanziamenti.
Ecco perché una delle critiche a Basilea II è rappresentata dall’effetto di carattere restrittivo nella concessione del credito alle imprese.
Il primo effetto è che le imprese di più basso rating (generalmente Pmi) vedrebbero peggiorate le loro condizioni di credito.