Energy, un campione nazionale dei sistemi di accumulo energetico 

Il fondatore Davide Tinazzi racconta le sfide non solo italiane dell’energy storage e della transizione energetica



FTA Online News, 06 Dic 2022 - 11:35
Energy è uno dei protagonisti della transizione energetica italiana. Dalla fondazione nel 2013 siamo stati pionieri dei sistemi di accumulo per l’energia da fonti rinnovabili e da allora abbiamo continuato a sviluppare tecnologie e competenze diventando uno dei player di riferimento in Italia. Con circa 45 mila impianti prodotti, venduti e installati nella nostra storia abbiamo coperto circa un quarto del parco italiano di energy storage system (ESS). 
Al contempo abbiamo rafforzato i nostri rapporti con partner di primissimo piano come i cinesi Pylon e Solis Inverters e accompagnato e incoraggiato l’evoluzione della domanda verso i nuovi paradigmi. Noi siamo ormai dei system integrator completi grazie soprattutto alle competenze accumulate in questi anni dai nostri ormai oltre 40 addetti. Nel residenziale, ancora preponderante nel nostro giro d’affari, offriamo soluzioni proprietarie hardware e software per una gestione evoluta dell’energia, capace di confrontarsi con il sistema di Internet delle cose, di dialogare con la ricarica di un’auto o con il monitoraggio del fabbisogno energetico casalingo in tempo reale, interfacciandolo con le nuove reti sempre più smart. 
Siamo già pronti per le opportunità delle comunità energetiche e delle smart grid, dell’elettrificazione dei trasporti e della gestione energetica proattiva degli utenti. 
Operiamo quindi da protagonisti in un mercato in rapida crescita, basti pensare che Bloomberg NEF ha stimato tra il 2021 e il 2030 un CAGR del mercato globale di accumulo di energia del 33% circa. 
Noi abbiamo fatto anche meglio, con un CAGR dei ricavi del 157,8% dalla fondazione a oggi e un giro d’affari che ha raggiunto i 51,5 milioni nel 2021 e ha aggiunto altri 53,4 milioni di euro di ricavi soltanto nella prima metà del 2022, periodo in cui abbiamo venduto più di 10 mila sistemi. 
Operiamo in un mercato in cui la domanda supera l’offerta, come probabilmente continuerà a fare per diversi anni ancora”. Davide Tinazzi, amministratore delegato di Energy Spa e suo fondatore con Andrea Taffurelli, ha tracciato un percorso di crescita del gruppo in cui la quotazione dello scorso agosto è soltanto una tappa e in cui sono previsti già quest’anno ricavi tra i 120 e i 140 milioni di euro e un CAGR 2022-2024 del 30% circa. 

Anche sul fronte dell’offerta, la vostra proposta si è nel frattempo evoluta con il mercato. Puntate sempre di più anche sugli impianti di grossa taglia e a un’offerta integrata su più fronti…

“La crescita dei sistemi di accumulo dell’energia del settore residenziale è stata accompagnata da uno sviluppo tecnologico importante e ci ha spinto a guardare a settori e potenze che prima non sondavamo. Così all’attività con sistemi di potenza piccoli (fino a 6 kW) e grandi (tra 6 e 10 kw) abbiamo affiancato dal quarto trimestre del 2021 sistemi “Extra Large” con potenza superiore ai 50 kW basati su un Energy Management System proprietario. Abbiamo già venduto due unità di dimensioni superiori a 1 MW, ma soprattutto abbiamo sviluppato le competenze per gestire con le nostre piattaforme software e algoritmi sviluppati in house le nuove esigenze che i grossi sistemi possono richiedere per esempio un aggiornamento in tempo reale dell’impiego delle celle al litio e una programmazione sulla base di un approccio predittivo sui consumi. 
Nel nuovo scenario fatto di comunità energetiche ed autoproduzione inserite in una smart grid, sono competenze distintive che ci portano a un confronto diretto con l’infrastruttura sistemica della rete energetica. Le applicazioni si moltiplicano insomma, per esempio nell’agrivoltaico. Abbiamo già integrato un sistema zeroCO2 Extra Large in Sicilia, a Comiso (RG), collegandolo a un impianto installato su serre, e abbiamo realizzato un grande progetto per il CAAB di Bologna, famoso per il FICO (la Fabbrica Italiana Contadina), ma anche per avere avviato nel 2012 la realizzazione del più grande impianto fotovoltaico su tetto d’Europa, circa 100 mila mq che hanno bisogno anche delle nostre tecnologie”.



Come mai la decisione di quotarsi a Piazza Affari in un periodo sfidante come quello dell’agosto 2022? Cosa farete dei 30 milioni raccolti per il 16,7% del capitale quotato? È stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati? Come avete garantito gli investitori in questo delicato passaggio?

“Abbiamo deciso di quotarci per cogliere le opportunità importanti di crescita che vediamo sul mercato già oggi. Lo status di società quotata e la trasparenza anche gestionale che impone ci hanno permesso di strutturarci al meglio in vista del prossimo sviluppo e di guadagnare autorevolezza nel confronto con tutti gli stakeholder. Eravamo ben patrimonializzati e pronti per la crescita, ma volevamo ottenere quel booster in più di risorse che ci consentirà di finanziare il nuovo impianto e le nuove linee produttive. Abbiamo previsto investimenti da 21,8 milioni di euro in tre anni (tra il 2022 e il 2024) di cui 5,4 milioni soltanto quest’anno. Guardiamo a nuove tecnologie e nuovi prodotti e servizi, ma anche a operazioni mirate di M&A sia in Italia, che all’estero. 
L’anno scorso ci siamo focalizzati sul mercato interno per cogliere le occasioni collegate ad alcuni grandi clienti esteri, ma nel 2020 avevamo metà del giro d’affari fuori dai confini nazionali e intendiamo riprendere la crescita all’estero, sia in Europa che in Nordamerica, forti del nostro know how che può competere a livello internazionale. 
Durante l’IPO abbiamo voluto confermare il nostro progetto di lungo periodo con clausole di lock-up a 36 mesi da parte mia e del socio e consigliere Taffurelli e a 18 mesi da parte dei soci di peso Euroguarco e Sun Hongwu. Ha preso un impegno di un anno anche il nostro cornerstone investor RPS (Riello Elettronica) che ha coperto 10 milioni di euro del collocamento. A garanzia del mercato abbiamo anche previsto un sistema di azioni PAS (Price Adjustment Shares) in tre tranche che ci spinge a cercare gli obiettivi ambiziosi di un ebitda da 21,5 mln quest’anno, 30 mln nel 2023 e 40,0 mln nel 2024: dai risultati che raggiungeremo dipenderà la percentuale di conversione o di annullamento di queste azioni. 
Tutte garanzie che probabilmente hanno incoraggiato il mercato a comprare il titolo in questi pochi mesi, nonostante le condizioni sfidanti del mercato. I nostri obiettivi di crescita sono comunque chiari e, nonostante le sfide del contesto sul fronte della guerra, del rincaro delle materie prime, dell’inflazione energetica, restiamo ottimisti sul futuro e pronti per cogliere le diverse opportunità che vediamo nel nostro settore”.


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