Reporting non-finanziario: un panorama sempre più complesso

Una ricerca evidenzia come si siano moltiplicati i requisiti richiesti alle imprese in termini di informazioni ESG



Forum per la Finanza Sostenibile, 03 Apr 2018 - 09:15

I requisiti richiesti alle aziende per l’elaborazione dei report ESG (Environmental, Social and Governance) sono ormai migliaia. A oggi esistono a livello globale oltre mille modelli/linee guida di reportistica introdotti da vari organismi nazionali e sovranazionali, con una crescita consistente concentrata negli ultimi 5 anni e coerente su tutti e tre i parametri: ambientali, sociali e di governo societario. Il problema è che questo sta generando “complicazioni e confusione”, anche perché non vengono investite sufficienti risorse nella rendicontazione della sostenibilità.

È la fotografia che emerge dal rapporto diffuso a fine febbraio dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) e dal Climate Disclosure Standards Board (CDSB). Le due organizzazioni internazionali hanno analizzato le informazioni raccolte all’interno della piattaforma Reporting Exchange, avviata in collaborazione con Ecodesk soltanto qualche mese prima, per verificare lo sviluppo della reportistica di sostenibilità in tutto il mondo. Reporting Exchange è, infatti, un collettore che consente il confronto su metodi e parametri di rendicontazione e collega le risorse generate da oltre 60 Paesi in 70 diversi settori.

Il report individua oltre 1.750 reporting provision sulla sostenibilità nei 60 Paesi analizzati. Tra queste indicazioni, giocano un ruolo importante i  "requisiti" di rendicontazione, principalmente non obbligatori e sviluppati da organizzazioni non governative. I dati suggeriscono che nei 25 anni successivi al Rio Earth Summit del 1992, il numero di requisiti di rendicontazione della sostenibilità è decuplicato.

Il report si concentra anche sulle variazioni avvenute nei canali di diffusione delle informazioni ESG. Vengono individuati quattro modelli:
1) mainstream, il pacchetto completo di informazioni annuali agli investitori esistenti e potenziali sulla posizione finanziaria e le performance ESG della società;
2) integrato, rivolto principalmente ai provider di finanza per indicare i meccanismi di creazione di valore nel tempo;
3) di sostenibilità, riservato esclusivamente alle informazioni ESG;
4) specialist system, il più diffuso fino a oggi, costituito dalla risposta diretta a richieste di informazioni arrivate da authority e organizzazioni sovranazionali.

Ebbene, il Reporting Exchange individua una tendenza interessante: mentre nel 2013 oltre l'80% di tutti i requisiti di rendicontazione prevedeva il canale dello specialist system, poiché si suggeriva di inviare le informazioni alle authority, nel 2017 questa percentuale è scesa al 70%, con una parallela crescita del report mainstream, individuato dai regolamenti come sistema ottimale.

In questo scenario in forte cambiamento, emergono anche contrasti latenti. Innanzitutto, il report non usa mezze misure e, in riferimento alla moltiplicazione dei modelli di rendicontazione, parla di un ambito divenuto “complicated and confusing”. Il Reporting Exchange, inoltre, evidenzia come “l’aumento del numero di richieste di rendicontazione non sia stato accompagnato da un parallelo aumento delle risorse dedicate al reporting”.

Proprio alla luce di questi dati assumono particolare rilevanza iniziative come quella condotta da London Stock Exchange Group e da Borsa Italiana, che a febbraio del 2017 hanno presentato una guida al reporting per le società quotate. Il documento, che testimonia l'impegno di LSEG e di Borsa Italiana nel promuovere la sostenibilità nei mercati finanziari, si propone di attivare flussi di dati più completi e di promuovere un maggior dialogo tra emittenti e investitori.

Significativo anche l'intervento della Commissione Europea, che nel Piano d'Azione sulla finanza sostenibile presentato a Bruxelles lo scorso 22 marzo si è impegnata a migliorare qualità e trasparenza della rendicontazione non finanziaria, anche attraverso iniziative di armonizzazione. Tra le misure proposte, per esempio, rientra l'allineamento delle attuali linee guida sui rischi climatici alle raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures del Financial Stability Board.

A cura di ETicaNews

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