Disclosure ESG, greenwashing e trasparenza retributiva
Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI
Forum per la Finanza Sostenibile, 04 Mag 2023 - 14:34
Le scorse settimane sono state segnate da importanti e numerose novità di policy legate alla finanza sostenibile.
Il 25 gennaio l’International Organization for Standardization (ISO) ha presentato la bozza del nuovo standard ISO/DIS 14068 per certificare la carbon neutrality. Lo standard, che sarà applicabile sia a organizzazioni sia a prodotti, intende promuovere un approccio standardizzato alla neutralità carbonica e alle modalità per certificarla, a partire dall’identificazione di una gerarchia dei fattori climalteranti nella riduzione di gas serra. Inoltre, per raggiungere la neutralità carbonica sarà possibile ricorrere alla compensazione solo per le emissioni inevitabili, a seguito di azioni di riduzione e cattura. Lo standard non considererà le emissioni Scope 4, cioè le emissioni evitate, una categoria ancora relativamente nuova e poco codificata.
Un’altra novità riguarda la pubblicazione – il 13 marzo – di una dichiarazione congiunta sulla disclosure ESG relativa ai cambiamenti climatici per i prodotti finanziari strutturati da parte delle Autorità Europee di Vigilanza (European Supervisory Authorities – ESAs) e dalla Banca Centrale Europea (BCE). Nel documento, le istituzioni hanno dichiarato di voler migliorare la raccolta di dati relativi al clima sugli asset sottostanti i prodotti finanziari strutturati. La mancanza di questi dati è infatti un ostacolo per la classificazione dei prodotti e dei servizi ai sensi della Tassonomia e della Sustainable Financial Disclosure Regulation (SFDR). Inoltre, le ESAs e la BCE intendono migliorare gli standard di disclosure per gli asset cartolarizzati includendo informazioni nuove, proporzionate e mirate sui cambiamenti climatici. In questo modo, sarà possibile assicurare dati standardizzati e facilmente accessibili.
Pochi giorni dopo, il 16 marzo, il Securities and Markets Stakeholder Group (SMSG) ha presentato all’ Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) una serie di indicazioni per formulare una definizione di greenwashing. Per prima cosa, l’SMSG consiglia di allineare la definizione di greenwashing per il settore finanziario alle definizioni già utilizzate nell’economia in generale. Inoltre, il gruppo suggerisce di creare un collegamento con le regole già esistenti in materia di informazioni fuorvianti o pratiche commerciali ingannevoli. Sulla base di queste indicazioni, l’SMSG considera il greenwashing come “la pratica che mira a ingannare gli investitori, in particolare (ma non solo) per ottenere un vantaggio competitivo sleale, attraverso affermazioni fuorvianti sulle caratteristiche ESG di un prodotto o servizio finanziario”. Particolare attenzione viene riservata al greenbleaching, definito come il “fenomeno per cui i gestori di fondi preferiscono non definire sostenibile un prodotto finanziario per ridurre gli obblighi di rendicontazione ed evitare i rischi legali connessi”. Secondo il gruppo consultivo, questa pratica non dovrebbe essere sanzionabile in assenza di un obbligo legale di dichiarare la sostenibilità di un prodotto.
Non sono mancate le novità anche in merito a proposte legislative di natura extra-finanziaria che impatteranno indirettamente sul mondo della finanza sostenibile.
Sempre sul fronte greenwashing, il 22 marzo la Commissione ha presentato la proposta di direttiva sulle etichette verdi (o Green Claims) che dovrà essere discussa dal Parlamento e dal Consiglio dell’UE. L’obiettivo generale è quello di eliminare il greenwashing dalle etichette e dalle pubblicità in modo da garantire ai consumatori informazioni ambientali affidabili, comparabili e verificabili. La proposta segue un'analisi della Commissione del 2020 da cui era emerso che su 150 dichiarazioni ambientali il 53% conteneva informazioni “vaghe o fuorvianti”. La direttiva prevede che le dichiarazioni delle imprese sulle caratteristiche ambientali dei prodotti abbiano basi scientifiche e siano verificate in modo indipendente. Inoltre, per controllare la proliferazione di certificazioni ambientali, non saranno consentiti nuovi sistemi pubblici di etichettatura, a meno che non siano sviluppati a livello europeo. In caso di violazione delle norme saranno i Paesi membri a introdurre sanzioni efficaci e proporzionate.
Infine, il 20 marzo, è stata approvata in via definitiva la proposta di direttiva sulla trasparenza retributiva che mira a contrastare il gender pay gap. Tra le misure più significative, la direttiva sancisce la fine del segreto salariale. Inoltre, nel caso in cui il divario retributivo superi il 5%, i datori di lavoro dovranno adottare misure correttive. La direttiva prevede anche regole per rendere i processi di assunzione più trasparenti e neutri dal punto di vista del genere. Gli Stati membri dovranno stabilire sanzioni in caso di mancato rispetto del principio della parità di retribuzione.