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Ucraina, Summit di pace: l'Occidente sta con Kiev ma il Sud globale si smarca

void image (Teleborsa) - Ottanta firme su 93 Paesi presenti. Se l'Occidente, dagli Usa e Gb all'Ue fino al Giappone, sostiene compatto l'Ucraina, il Sud Globale si sfila non accettando di siglare il comunicato finale del summit sulla pace in Ucraina voluto dalla Svizzera. Manca l'adesione di Armenia, Colombia, India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. Assenti giustificate le firme del Brasile e del Vaticano che partecipavano come osservatori. "In 84 hanno firmato subito, per me è un grande successo. Altri hanno deciso di non firmare: dobbiamo rispettare le opinioni di tutti, arriveranno", ha commentato Volodymyr Zelensky dicendosi comunque soddisfatto.

Il vertice di Pace del Burgenstock, il resort extralusso affacciato sul Lago dei Quattro Cantoni, si è concluso riaffermando la necessità di difendere i principi di "sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l'Ucraina" e, al contempo, è stato messo nero su bianco che "il dialogo tra tutte le parti è necessario per porre fine alla guerra".

Bollata come "irricevibile" l'offerta di pace russa. "La pace non significa resa, come Putin sembra suggerire – ha ribadito la premier italiana Giorgia Meloni rivolgendosi a tutti i delegati –. Confondere la pace con la soggiogazione sarebbe un pericolo precedente per tutti. L'Italia ha sempre fatto la sua parte e non ha intenzione di voltare le spalle ma dobbiamo unire tutti i nostri possibili sforzi per aiutare l'Ucraina a guardare al futuro ed è quello che abbiamo fatto al G7. Possiamo costruire molto dopo la discussione di oggi". "Nessun Paese accetterebbe mai i termini vergognosi di Putin" le ha fatto eco la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. "Nessuna nazione responsabile può dire che sia una base ragionevole per la pace. Sfida la Carta delle Nazioni Unite, sfida la moralità fondamentale, sfida il buon senso", ha detto il consigliere per la sicurezza americana Jake Sullivan.

"L'esito del vertice di Burgenstock ha segnato un primo importante passo nel difficile cammino verso una pace giusta e duratura in Ucraina", ha commentato la presidente svizzera Viola Amherd precisando che "il comunicato congiunto è stato sostenuto dalla grande maggioranza dei partecipanti" e "riflette il desiderio degli Stati di contribuire al processo di pace".

Il comunicato individua tre aree di comune interesse sulle quali lavorare:
la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e la questione dei prigionieri, tra i quali figurano bambini ucraini rapiti e deportati dai russi.

Ma il negoziato per la pace continua. Lo stesso Zelensky ha parlato esplicitamente di un secondo summit, per arrivare alla pace. ''Siamo in guerra – ha detto – non abbiamo tempo per lavori prolungati. Muovere verso la pace significa agire velocemente. I preparativi dureranno mesi, non anni. Quindi, quando i piani di azione per la pace e ogni passo sarà stato compiuto, apriremo un secondo summit per porre fine a questa guerra, per una pace giusta e duratura. Il piano sarà passato ai rappresentanti della Federazione Russa e vedremo se saranno pronti a finire la guerra''. È "certamente possibile" che il prossimo vertice di pace sull'Ucraina si possa tenere "prima di novembre", ovvero prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, ha detto il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis, precisando però che dipende dal tipo di lavoro che si farà adesso nei gruppi di lavoro annunciati da Zelensky. La Svizzera si è detta ad ogni modo "disponibile" a continuare il lavoro per la pace.

E al prossimi summit potrebbe essere autorizzato a partecipare anche il presidente russo Vladimir Putin che – nonostante il mandato d'arresto emesso contro di lui dalla Corte penale internazionale (CPI) – potrebbe andare in Svizzera per i negoziati senza essere arrestato. Ma ci vorrebbe una decisione del governo di Berna, ha detto Amherd spiegando che si possono concordare eccezioni affinché lo zar partecipi di persona. "Se la presenza di Putin è necessaria per tenere la conferenza, allora si può fare un'eccezione: nel caso dei negoziati di pace in Ucraina con la Russia, questa può essere un'eccezione" ha detto la presidente svizzera aggiungendo che "una decisione dovrebbe essere adottata dal governo elvetico". "Se Vladimir Putin dovesse venire in Svizzera per un vertice di pace potremmo derogare alle obbligazioni dello Statuto di Roma e non arrestarlo: la nostra legge lo permetterebbe, ma dovremmo comunque interfacciarci con la Corte penale internazionale" ha affermato Cassis alla conclusione del vertice.







(Teleborsa) 17-06-2024 08:46


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