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Rallenta la crescita nel 2024: PIL a +0,8%, debito pubblico in salita di 4 punti percentuali

News Image (Teleborsa) - Sulle prospettive dell'economia italiana, che dopo l'effetto delle riaperture post-pandemia, lo shock energetico e inflazionistico, la fine del ciclo espansivo del Superbonus 110% è avviata su un sentiero di "normalizzazione", pur in un contesto internazionale non privo di rischi ma che non sembra pregiudicare il processo disinflazionistico, grava la pesante eredità del Superbonus sui conti pubblici.

Il prevedibile aumento di quasi 4 punti percentuali del debito sul PIL nel 2024 rispetto al 2023 (dal 137,3% al 141,1%), proprio all'avvio dell'applicazione delle nuove regole del Patto di stabilità e crescita con la possibile apertura di una procedura per deficit eccessivi da parte della Commissione UE, lascia infatti spazi decisamente limitati per la politica di bilancio dei prossimi anni, tra l'altro sullo sfondo di un rallentamento, pur modesto, del tasso di crescita del PIL, che si prevede passare dall'1% del 2023 allo 0,8% del 2024 nei dati corretti per il numero dei giorni lavorativi.

È quanto emerge dal Monitor, realizzato da Area Studi Legacoop e Prometeia, che analizza le prospettive di crescita per l'economia italiana in relazione allo scenario interno e internazionale.

"Il periodo successivo allo shock pandemico ha avuto caratteri di eccezionalità, una sorta di ricostruzione post bellica -afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop- cittadini, lavoratori e imprese italiane hanno dimostrato le eccezionali risorse di questo paese, lo slancio innovativo, la capacità di superare le difficoltà nonostante tutto. Inoltre, le politiche pubbliche hanno finalmente mutato il segno restrittivo e prociclico del decennio precedente, e hanno accompagnato la crescita con investimenti e sostegno alle transizioni. Ora però si è avviata una fase nuova: è finita la ‘ricostruzione' e occorre scegliere una strada. Da un lato possiamo imboccare nuovamente il sentiero della stagnazione con bassa inflazione, soffocando le energie che abbiamo visto covare sotto la cenere della crescita zero del decennio pre-covid. In fondo gli orientamenti che sembrano venire dai policy makers internazionali, compresa la UE, paiono spingere in quella direzione. Ma, dall'altra parte, possiamo invece spingere verso politiche che assecondino la solidità del nostro sistema produttivo, lo orientino e promuovano le transizioni e le innovazioni, attraverso un Piano europeo di politiche industriali finanziate con debito comune. In fondo, lo spirito del PNRR era esattamente questo. Bene, è ancora questo il banco di prova per dimostrare che politiche pubbliche di investimenti accorti e ed efficienti hanno senso e vanno perseguite per sostenere una nuova fase di sviluppo".

(Teleborsa) 12-06-2024 12:19


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