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PACTA, Troncone: "Decarbonizzazione aviazione è responsabilità collettiva"

void image (Teleborsa) - "La decarbonizzazione dell'aviazione non è un'opzione, è una responsabilità collettiva, e la Fondazione Pacta dimostra ancora una volta che è possibile affrontarla con un approccio di sistema". È quanto ha affermato il presidente della Fondazione Pacta (Patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo) e ad di Aeroporti di Roma, Marco Troncone, nel suo discorso di apertura del terzo Congresso annuale della Fondazione. "La nostra realtà – ha aggiunto –, che unisce aziende leader, istituzioni e mondo accademico, rappresenta infatti una partnership intersettoriale che, con pochi eguali al mondo, sta definendo, insieme, una roadmap concreta per il Net Zero. Tali proposte di policy non sono teoriche, ma rappresentano strumenti pratici pensati per supportare le istituzioni a colmare il divario tra le ambizioni e l'implementazione. L'obiettivo è accelerare una transizione sostenibile che non solo riduca le emissioni, ma garantisca la crescita economica e posizioni l'Italia come riferimento globale. Volare meno non è la soluzione e la sostenibilità non è un vincolo, bensì è la chiave per un futuro più giusto, in cui ambiente e progresso sono parte della stessa visione strategica".



Quali, in sintesi, le proposte di Fondazione Pacta per raggiungere l'obiettivo Net Zero?

"Sono proposte che mirano a valorizzare la possibilità industriale di realizzare le soluzioni per la transizione però sotto un cappello di sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale ed economico. La missione della Fondazione Pacta è proprio fare da collante tra quello che l'industria può, e realisticamente deve fare, con quello che è effettivamente poi sostenibile da tutti i punti di vista. Nel concreto si punta, in particolare, non solo a realizzare aeromobili sempre più efficienti ma anche a produrre carburanti sostenibili per l'aviazione, in primis biocarburanti, i quali saranno disponibili in misura sufficiente, e forse anche più che sufficiente, per la prima tappa, quella del 2030 che l'Europa ci impone, raggiungendo il target di circa il 6% di SAF nei serbatoi dei nostri aeromobili. Nel 2035 questo obiettivo è più che triplicato, c'è bisogno di politiche industriali che favoriscono la produzione e anche l'incentivazione all'utilizzo di questi carburanti e anche la ricerca e sviluppo sui carburanti di seconda generazione e su quelli sintetici. In ultimo la Fondazione sta, sempre più, valorizzando quello che sta emergendo come altra leva molto efficace per la lotta al cambiamento climatico – così come validato anche dalla IPCC quindi a livello internazionale – ovvero quella del carbon removal, cioè la rimozione di CO2 e la cattura. Questa sarà sicuramente una leva sempre più importante, essenziale, per traguardare gli obiettivi del 2050 e degli accordi di Parigi. L'Italia si sta distinguendo in tale ambito con il grande progetto di joint venture tra Eni e SNAM, uno dei più grandi progetti di cattura e stoccaggio del CO2.

Siamo al terzo congresso annuale, facendo un bilancio, qual è il punto sulla decarbonizzazione del trasporto aereo? Avete avuto dei sostegni da parte del Governo o il settore è lasciato solo?

"Il settore non è abbandonato. L'attenzione che la Fondazione e il settore ricevono è molto alta. La Fondazione vede il lavoro attivo e partecipativo di Enac e il patrocinio del MIT e del MASE. Quindi l'attenzione è massima e siamo sicuri di poter godere del supporto necessario. Il primo bilancio è estremamente positivo. Si guarda alle prime tappe nell'immediato futuro, 2030, come tappe di successo, successo per le infrastrutture aeroportuali: molti aeroporti, i principali aeroporti nazionali saranno già a emissioni zero attraverso la realizzazione di generazione rinnovabile, transizione all'elettrico di tutte le flotte di veicoli che girano in aeroporto. Quel 6% di obbligo che l'Unione Europea ci impone per l'adozione del SAF è un obiettivo industrialmente raggiungibile, ma dobbiamo guardare al medio-lungo termine, quindi alle soluzioni che dovranno poi traguardare gli obiettivi ambiziosi del 2050".

Come chiude l'anno per Aeroporti di Roma?

"L'anno chiude molto bene, molto positivamente. Roma-Fiumicino è l'aeroporto che cresce di più in Europa, e di gran lunga. Il secondo aeroporto che cresce di più cresce alla metà del ritmo di Fiumicino, Fiumicino cresce a oltre il 20% rispetto allo scorso anno e si prospetta un 2025, già lo vediamo, di forte crescita, probabilmente ancora qui in doppia cifra. Questo vuol dire volumi di traffico che sfioreranno nel 2024, 50 milioni di passeggeri, che è davvero una soglia impensabile. Solo poco tempo fa pensavamo che avremmo raggiunto tali volumi di traffico nel 2028, quindi il futuro si sta anticipando. Questo risultato è sicuramente parte di una fortissima attrattività dell'Italia come grande destinazione turistica, ma forse anche di un cambio strutturale nel comportamento dei nostri passeggeri che incominciano a mettere in cima ai propri desideri il viaggio verso destinazioni turistiche interessanti. Non è solo una sfiammata temporanea, ma rischia di essere un trend strutturale, in cui l'Italia si candida ad essere una delle destinazioni più magnetiche a livello internazionale.

A maggior ragione adesso con l'accordo tra ITA e Lufthansa?

"Il traffico da e per l'Italia certamente può beneficiare di una ITA più robusta e lo farà, ma i viaggiatori globali verranno in Italia indipendentemente dal vettore. L'accordo tra ITA e Lufthansa invece è chiave, è strumentale per, innanzitutto, stabilizzare e dare una prospettiva comunque sana di crescita al vettore di riferimento nazionale, prospettiva che è oggettivamente mancata negli ultimi 15 anni, ma anche a valorizzare l'hub di Fiumicino come hub di transito. L'Italia per la posizione geografica che ha può ricavarsi un ruolo importante in tanti settori, l'energetico è uno di questi, ma senza dubbio anche quello trasportistico deve essere una piattaforma di riferimento per tutto il bacino del Mediterraneo e anche oltre".

(Teleborsa) 28-11-2024 15:09


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