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UBP: come il governo Usa potrebbe ridurre la leva finanziaria della sua economia - PAROLA AL MERCATO

di Norman Villamin * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 09 giu - Nel 2023 il rapporto tra il debito pubblico e il PIL statunitense ha raggiunto il 120%, tornando al livello raggiunto nel 1945 dopo anni di spese belliche.

Sebbene la lunga storia di sregolatezza fiscale americana senza incidenti sia di conforto per gli investitori, una ricerca del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sottolineato come tale sovraindebitamento sia stato '[...] alla base di molte [...] crisi vissute dai Paesi membri' che hanno richiesto l'intervento del FMI.

Nel caso degli Stati Uniti, lo stesso FMI e i funzionari statunitensi vedono nel crescente onere del debito americano una fonte di preoccupazione. Il direttore del Congressional Budget Office statunitense, apartitico, a febbraio ha avvertito che '[...] l'aumento dei costi degli interessi [...] rappresenta un rischio per la stabilita' economica [degli Stati Uniti]': l'attuale spesa del Tesoro statunitense per gli interessi ha, infatti, raggiunto il 15% delle entrate fiscali, livelli visti per l'ultima volta all'inizio degli anni '80, dopo la generosita' fiscale dell'ex presidente statunitense Reagan.

In genere, in questi casi, i programmi prescritti dal FMI si sono concentrati su 'forti tagli alle spese' e su 'riforme strutturali'.

Un'analisi del 2023 dell'apartitico Committee for a Responsible Federal Budget evidenzia la sfida politica ed economica rappresentata dalla riduzione del deficit statunitense. Il Comitato stima che per raggiungere il pareggio sarebbe necessario un taglio generalizzato del 27% della spesa federale statunitense.

Date le attuali divisioni politiche, e' improbabile che un Congresso americano diviso approvi drastici tagli di bilancio o aumenti delle tasse di tale portata da risolvere il problema dell'America. Gli investitori dovrebbero comunque aspettarsi cambiamenti nella politica fiscale - per quanto modesti rispetto ad alcune delle dure austerita' fiscali imposte dai programmi del FMI - una volta concluse le elezioni di novembre.

Oltre a cio', l'attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sembra voler prendere spunto dalla strategia degli anni Novanta di Clinton. Sebbene allora il gettito fiscale e i 'dividendi di pace' che sono seguiti alla Guerra Fredda siano stati determinanti per la riduzione del deficit, il boom della produttivita' degli anni '90, guidato dalle tecnologie informatiche e dall'outsourcing, ha contribuito a guidare la crescita e a raggiungere la stabilita' finanziaria.

La nuova politica industriale degli Stati Uniti, codificata negli US Infrastructure, CHIPS e Inflation Reduction Acts del 2022, sembra aver dato il via alle prime fasi di un boom degli investimenti, non dissimile da quello degli anni '80 che ha portato al boom della produttivita' degli anni '90. I ritardi di tali investimenti tendono a essere lunghi, ma dopo oltre un decennio di debole crescita degli investimenti fissi in seguito alla crisi finanziaria globale, le nuove politiche sembrano destinate a recuperare la crescita della produttivita' a medio termine dell'economia nazionale.

Pertanto, poiche' e' probabile che alla politica fiscale vengano apportate solo moderate modifiche bipartisan e che i benefici della politica industriale del 2022 si realizzeranno probabilmente solo verso la fine del decennio, le autorita' statunitensi dovranno ricorrere a strumenti aggiuntivi per guadagnare tempo, sia per garantire la sostenibilita' del debito sia per contribuire alla riduzione della leva finanziaria del bilancio sovrano.

* Group Chief Strategist di Union Bancaire Prive'e (UBP).

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(RADIOCOR) 09-06-24 13:58:35 (0254) 5 NNNN

 


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