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T. Rowe Price: ci dobbiamo preoccupare per l'aumento del debito pubblico? - PAROLA AL MERCATO -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 1 sett - Spese per interessi in prospettiva Abbiamo moltiplicato il rapporto debito/Pil di ciascun Paese per il rendimento prevalente dei titoli di Stato a dieci anni, come proxy degli effetti della spesa futura per interessi sul debito del Paese; cio' presuppone che tutto il debito in essere venga rinnovato al tasso di mercato prevalente e che il livello del debito non registri variazioni. Secondo questo parametro, Stati Uniti, Regno Unito e Italia subiranno un notevole freno a causa della spesa per interessi.

Il contesto dei bassi tassi d'interesse che ha prevalso nell'ultimo decennio, assieme alla lunga scadenza del debito emesso, ha assicurato ai governi il tempo per fare i conti con rapporti d'indebitamento pubblico molto elevati. La sostenibilita' del debito non e' quindi un problema urgente al momento, nonostante la nostra previsione di un continuo aumento del debito.

Poiche' i governi rifinanziano il debito in scadenza a tassi piu' elevati, le spese per interessi aumenteranno. Questo non avra' un impatto immediato, ma, se non cambiera' nulla, si accumuleranno interessi piu' alti e deficit significativi.

Quest'impatto sarebbe ancora piu' consistente se i tassi d'interesse reali dovessero aumentare. A nostro giudizio, l'incertezza sui tassi d'interesse futuri potrebbe generare un'assenza di prudenza fiscale, considerato che i Paesi non sembrano avere fretta nell'affrontare gli elevati deficit fiscali.

Come stabilizzare i rapporti debito/Pil Gli scenari piu' probabili che i governi nei Paesi sviluppati perseguirebbero per affrontare l'aumento del debito pubblico sono due: il consolidamento fiscale, e una combinazione d'inflazione e repressione finanziaria. Il consolidamento fiscale, tramite la riduzione della spesa pubblica, l'aumento delle tasse o entrambe le cose, potrebbe costituire un'opzione per questi Paesi vulnerabili, considerato che gli adeguamenti richiesti rimangono modesti. Il consolidamento fiscale e' pero' difficile. Cosa occorre fare per implementarlo con successo? Gli elettori dovrebbero comprendere chiaramente perche' politiche fiscali prudenti sono importanti. Occorrerebbero, inoltre, un piano a medio termine, con limiti vincolanti e altre regole fiscali, e piani specifici per le sorprese al rialzo e al ribasso in termini di crescita.

Quando gli sforzi a livello di consolidamento fiscale non hanno successo o sono infattibili, i governi possono anche affrontare il rispettivo debito interno (in valuta locale) attraverso l'inflazione e la repressione finanziaria. Livelli elevati d'inflazione riducono il valore futuro del debito corrente, rendendo il debito piu' gestibile. Politiche come il quantitative easing, il controllo della curva dei rendimenti, riserve bancarie o requisiti di liquidita' in grado di incanalare indirettamente fondi per il governo (a tassi inferiori a quelli di mercato), possono aiutare i Paesi a stabilizzare i livelli di debito.

Motivazione ad agire Cosa potrebbe spingere i governi ad agire? Se le pressioni dei mercati dovessero tradursi in un fallimento delle aste del debito pubblico, o se si verificasse un'evaporazione della liquidita' dai mercati secondari o un aumento degli spread del credito sovrano, aumenterebbe la probabilita' che un Paese assuma provvedimenti per stabilizzare i propri debiti. A nostro giudizio, e' verosimile che, per il momento, Usa, Regno Unito e Giappone continuino a perseguire politiche fiscali allentate, considerato che i rischi di sostenibilita' del loro debito non sono immediati.

Francia e Italia sono i Paesi che, con piu' probabilita', s'impegneranno per graduali riduzioni del deficit, influenzati dalle regole fiscali dell'Eurozona e dalla politica monetaria implementata su scala paneuropea.

Tuttavia, il neoeletto 'Parlamento sospeso' in Francia potrebbe rendere le decisioni di bilancio piu' controverse, mettendo a rischio una politica fiscale prudente. Nel medio termine, individuiamo una maggiore probabilita' di picchi d'inflazione e di repressione finanziaria negli USA, nel Regno Unito e in Giappone, laddove aumentassero i rischi di sostenibilita' del debito.

Implicazioni per gli investimenti I notevoli livelli d'indebitamento rispetto al Pil di una selezione di Paesi sviluppati costituiscono una crescente preoccupazione, ma non e' necessario affrontare immediatamente il problema. Se i governi dovessero scegliere il consolidamento fiscale, una chiara implicazione sarebbe un freno fiscale alla crescita per i prossimi anni, che genera una pressione disinflazionistica. Cio' consentirebbe di ridurre i tassi e creerebbe opportunita' in relazione al debito nazionale di un Paese, in quanto queste posizioni potrebbero essere interessanti in un contesto di calo dei rendimenti. Di contro, la valuta del Paese potrebbe perdere valore.

Se i governi scegliessero la repressione finanziaria e l'inflazione, una probabile reazione consisterebbe in un'inflazione elevata e volatile. Questo processo per affrontare la stabilita' del debito si svilupperebbe in due fasi: nella prima fase, un'inflazione elevata provocherebbe un aumento dei tassi a lungo termine. In questo caso, cercheremmo delle opportunita' per sfruttare la maggiore inclinazione della curva dei rendimenti. Anche le obbligazioni indicizzate all'inflazione potrebbero essere interessanti. Nella seconda fase di questa strategia, al fine di migliorare la sostenibilita' del debito, il rialzo dei tassi di mercato potrebbe incoraggiare i funzionari a implementare misure di repressione finanziaria per ridurre i tassi.

*Fixed Income Credit Analyst, e Ivan Morozov, Sovereign Analyst, T. Rowe Price "Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo "Parola al mercato" non puo' in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne' raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla societa' a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore.

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(RADIOCOR) 01-09-24 11:38:47 (0174) 5 NNNN

 


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