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Poste: Eures-Uil, benefici privatizzazione per lo Stato azzerati nel 2047

In 7 anni saranno persi 1,6 mld cedole, in 15 anni 4,27 mld (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 20 giu - La cessione di quote di Poste Italiane, pari secondo l'ultimo schema di Dpcm fino a una quota del 29%, dovrebbe portare allo Stato liquidita' disponibile per 4,351 miliardi. E' quanto sottolinea uno studio Eures-UilPoste intitolato 'Una privatizzazione inopportuna', presentato oggi da Fabio Piacenti, presidente di Eures.

Con la vendita del 29% circa di Poste Italiane, lo Stato rinuncerebbe in 7 anni a 1,56 miliardi di dividendi netti. In 15 anni, dal 2025 al 2040, gli effetti benefici delle privatizzazioni sul debito pubblico sarebbero grossomodo vanificati. Secondo le stime della ricerca, infatti, lo Stato rinuncerebbe a 4,27 miliardi di dividendi. Considerati anche i minori interessi sul debito pubblico, secondo lo studio, i benefici della privatizzazione si azzererebbero del tutto nel 2047, "in soli venti anni dalla chiusura dell'operazione, avendo peraltro 'perduto' un asset di valore strategico".

Lo schema di dpcm del febbraio scorso prevedeva la cessione di quote di Poste fino al 29%, con la soglia minima di possesso dello Stato al 35 per cento. Successivamente la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Mef, in un incontro con i sindacati, hanno chiarito che il paletto in mano pubblica si sarebbe fermato al 51%, e non al 35 per cento. Durante l'incontro Mef-sindacati, in particolare, e' stato annunciato alle sigle un nuovo dpcm, che sarebbe dovuto arrivare in due-tre settimane, quindi in questi giorni, per alzare la previsione della soglia minima in mano allo Stato.

"Il Dpcm - dice la Uil - potrebbe essere nuovamente rivisto, alla luce di quanto annunciato ai sindacati a maggio scorso, senza che tuttavia ne sia seguito alcun passaggio formale, con un ritorno alla prima e piu' limitata ipotesi di dismissioni".

La cessione di una quota piu' bassa, pari al 13,26%, secondo lo studio, replicherebbe, in scala, i risultati della cessione del 29%, oltre a massimizzare l'argomento dell'irrilevanza degli effetti sul debito pubblico (da tale operazione si otterrebbero infatti 1,98 miliardi)". Sul piano finanziario anche l'analisi piu' cauta, sottolinea lo studio, evidenzia l'inopportunita' dell'iniziativa sia per l'irrilevanza dell'impatto sul debito pubblico sia perche' la raccolta di 4,35 miliardi tramite, ad esempio l'emissione di Btp risulterebbe enormemente piu' vantaggiosa rispetto al risultato ottenuto attraverso la cessione delle azioni".

Oggi Poste Italiane e' partecipata per il 29,26% dal ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) e per il 35% da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), a sua volta controllata dal Mef.

Sim

(RADIOCOR) 20-06-24 13:43:49 (0373) 5 NNNN

 
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