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Vertice Ue: operazione guanto di velluto con Meloni, ma maggioranza su 'trio' nomine c'e' - FOCUS -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 27 giu - La stessa Meloni una settimana fa alla festa del Giornale aveva ammesso che 'il risultato delle elezioni in Europa ha dato un segnale di diversificazione non sufficiente a cambiare completamente il quadro, Ppe e Pse sono i due principali gruppi politici, non disegna un cambio di passo'. Un cambio di passo sul quale puntava la sua campagna elettorale, come quella dell'Ecr e di Id. In sostanza, un'ammissione in contraddizione con quanto indicato dalla stessa premier in Parlamento ieri sul messaggio degli elettori europei espresso con il voto.

Il processo in corso e' oltremodo complicato: si mischiano il piano dei partiti europei, che hanno potere di decisione nel Parlamento, e il piano della responsabilita' dei governi al Consiglio europeo che non necessariamente - anzi, quasi mai - aderisce al primo. Quindi il gioco su un tavolo non puo' essere la fotocopia del gioco sull'altro tavolo.

A questo punto entrano in gioco due fattori. Il primo fattore e' il confronto sull'agenda politica, il secondo e' la posizione che ricoprira' l'Italia nella nuova Commissione.

Non a caso e' la sequenza dei due punti all'ordine del giorno della cena dei leader: prima gli obiettivi politici della legislatura, poi i posti. Sul tavolo e' pronta una bozza di dichiarazione di poche pagine nella quale sono affrontati le questioni piu' rilevanti: far diventare l'Europa 'forte, sicura e influente'; difesa coordinata; nuova fase di allargamento; rendere la transizione verde un successo rafforzando la competitivita' e l'industria europea; meno dipendenza dalle catene del valore globali (leggasi Cina); immigrazione e protezione delle frontiere esterne. E' probabile che sugli obiettivi strategici Meloni voglia marcare dei punti programmatici precisi: dalla gestione dell'immigrazione al di fuori dei confini Ue alla frenata sullo stop ai nuovi veicoli a benzina e diesel dal 2035 salvaguardando esplicitamente la 'neutralita' tecnologica'.

In ogni caso e' difficile si vada oltre qualche ritocco a un documento attualmente abbastanza vacuo: perche' non lo sia occorrerebbe aprire discussioni molto importanti, ma anche molto divisive. Semmai von der Leyen dovra' trarre tesoro dal confronto al momento delle sue dichiarazioni programmatiche quando dovra' guadagnarsi i voti del Parlamento a Strasburgo a luglio.

Il secondo fattore dovrebbe essere la base per concretizzare la distensione con l'Italia. Sapendo pero' che la posizione specifica del membro italiano del prossimo esecutivo Ue non potra' essere resa nota, nel caso fosse definita perche' non e' al Consiglio europeo che si tratta tale materia. Ha un rilievo la battuta del ministro degli esteri Tajani, che ai giornalisti ha detto: 'Vediamo come saranno organizzate le vicepresidenze, non sappiamo se ci saranno vicepresidenze esecutive oppure no. In questo periodo sono circolati (o fatti circolare) via via i portafogli di rilievo dal punto di vista italiano: concorrenza, Pnrr, bilancio, coesione (questi tre forse riunificati), commercio. In piu' una vicepresidenza esecutiva, appunto. Poi i nomi: il ministro Raffaele Fitto e l'ex diplomatica responsabile del dipartimento informazioni per la sicurezza Elisabetta Belloni.

In linea generale i portafogli comunitari per l'Italia sono stati di chiaro rilievo e non c'e' motivo perche' non lo siano anche questa volta. Quanto alla vicepresidenza esecutiva attualmente riguarda tre commissari: Margrethe Vestager (liberale), Valdis Dombrovskis (popolare) e Maros Sefkovic (area socialista). La prima e il secondo hanno un portafoglio centrale politicamente e tecnicamente pesante, concorrenza e commercio. Poi Dombrovskis ha un ruolo di coordinamento sulle questioni economiche, tuttavia il commissario all'economia Gentiloni anche non essendo neppure vicepresidente (non esecutivo) ha avuto un ruolo determinante anche se le decisioni sulle politiche di bilancio nazionali sono a doppia firma, la sua e quella di Dombrovskis. Il francese Thierry Breton, voluto a Bruxelles dal presidente francese Macron per 'guidare' i settori industria (anche della Difesa), sovranita' tecnologica e mercato interno, ha esercitato un ruolo politico rilevante pur non avendo incarichi di coordinamento. Altro discorso per Frans Timmermans, socialista olandese, primo vicepresidente della Commissione con Jean-Claude Juncker presidente e poi fino ad agosto 2023 con von der Leyen. Il vero unico numero 2 di Bruxelles. Timmermans era il massimo responsabile del Green Deal, la 'bestia nera' di chi voleva frenare l'ambizione della riconversione verde. Rientrato in Olanda per esercitare un ruolo politico nazionale, di numero 2 della Commissione non si e' piu' parlato. D'altra parte non ci sono segnali che von der Leyen intenda abbandonare il metodo di direzione seguito per cinque anni: estrema verticalizzazione del potere, tutto sotto puntuale controllo del 'gabinetto' presidenziale. Cio' vuol dire che nel nuovo esecutivo conteranno sempre il peso specifico dei portafogli e il peso politico di chi ne assume la responsabilita'.

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 27-06-24 18:41:42 (0637) 5 NNNN

 


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