Ue: via al secondo mandato a von der Leyen, solo a settembre la nuova Commissione - FOCUS -2-

Coalizione governo divisa (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Strasburgo, 18 lug - Ci si interroga sulle ragioni del no italiano. Il silenzio precedente il voto puo' essere una soluzione perche' non costituisce un vincolo per le spiegazioni quando se ne conosce il risultato. Ma ieri a un certo punto, qualora effettivamente ci sia stato come pare un lavorio di contatti von der Leyen-FdI, e' risultato molto chiaro che l'apporto dei Verdi sarebbe stato decisivo mentre la sensazione abbastanza generalizzata fino a qualche giorno fa era che decisivo sarebbe stato l'apporto degli eurodeputati italiani dell'Ecr a favore di von der Leyen.

D'altra parte va rilevato che sull'approccio pragmatico al Green Deal la convergenza (testimoniata da voti comuni) tra la maggioranza del Ppe e le posizioni dei gruppi alla sua destra nella fase finale della scorsa legislatura e' stata evidente: oggi von der Leyen non ha cambiato linea e non ha presentato alcuna novita' rispetto a quanto acquisito finora.

E' stata sufficientemente netta sulla conferma degli obiettivi del Green Deal, ma ha accentuato l'importanza della neutralita' tecnologica cui tiene molto l'Italia e del sostegno all'industria che deve trasformarsi.

C'e' chi ritiene che la posizione di von der Leyen su Orban risulti troppo irritante: a Roma non piace la sua decisione di non far partecipare i commissari alle riunioni informali ministeriali convocate dalla presidenza ungherese (forse destinata a rientrare). C'e' chi mette in relazione il no di FdI e l'astensione al Consiglio europeo con l'idea di dare seguito a mosse nella Ue che rafforzano politiche meno integrazioniste e piu' centrate sulle prerogative degli Stati, meno dipendenti dalla coppia franco-tedesca, che oggi costituisce forse il punto piu' debole del quadro politico europeo. In Parlamento il polo a destra del Ppe seppure frammentato in tre gruppi (tra Ecr, Patrioti e sovranisti 187 seggi su 720) cercherebbe in questa prospettiva di coordinarsi il piu' possibile. In questi giorni si e' parlato molto del riposizionamento di Ecr come 'ponte' fra la destra piu' estrema e il Ppe: ora si trattera' di vedere se e come si articolera' tale eventualita'.

Le variabili sono tante a cominciare dal quadro politico in paesi chiave: in Francia, in primo luogo, poi in Olanda, in Austria al voto in settembre. E anche in Germania data la debolezza della coalizione Spd-Verdi-liberali. In fondo il successo di von der Leyen ha molto a che fare con tali incertezze. Tuttavia ha anche a che fare con una fase politica europea che non puo' essere sintetizzata come una chiara generalizzata prevalenza delle destre, di cui in diversi paesi chiave e sicuramente al Parlamento europeo non si vedono i numeri.

Va rilevato anche che la maggioranza emersa oggi e' quella del 'calcio di inizio' della legislatura. Indispensabile per avviare la legislatura, ma d'ora in poi le maggioranze si formeranno e si disferanno a seconda dei temi e degli interessi nazionali in gioco. Sara' un campo molto piu' aperto. E' altamente probabile che la maggioranza parlamentare di oggi non reggera' su molti dossier, a partire dalla legislazione dello stesso Green Deal. Cosi' come su altre cose, l'immigrazione per esempio anche se questo von der Leyen e' stata abbastanza cauta non uscendo dal seminato convenzionale concordato dal Consiglio europeo (non ha pero' parlato di 'hotspot' di controllo al di la' dei confini Ue).

Dovra' pero' reggere su temi politico-istituzionali di fondo, considerati priorita' assoluta da von der Leyen, per esempio il sostegno all'Ucraina e la difesa dello Stato di diritto, quest'ultima non davvero marginale.

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 18-07-24 19:13:10 (0710)EURO 5 NNNN