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Pnrr: Corte conti Ue, Stato in ritardo attuazione progetti, a rischio obiettivi -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 2 set - L'analisi della Corte dei Conti europea tiene conto dello stato di avanzamento dell'attuazione del Recovery Fund a fine 2023 e si basa anche sull'analisi delle valutazioni effettuate dalla Commissione sui Pnrr e sulle richieste di pagamento per i quattro Stati membri inclusi nel campione della Corte (Spagna, Italia, Slovacchia e Romania), che sono stati selezionati sulla base dei progressi compiuti nell'attuazione, della rilevanza dei fondi assegnati loro e dell'aumento delle rispettive dotazioni di fondi Ue rispetto al quadro finanziario pluriennale 2014-2020.

La relazione di audit Ue indica che 'gli Stati hanno previsto di completare traguardi e obiettivi relativi al 39% di tutti gli investimenti e al 14% di tutte le riforme previste nel 2026, durante gli ultimi otto mesi del periodo di attuazione del Recovery Fund. Un'analisi dei singoli Stati membri rivela che 16 di essi prevedevano di completare i traguardi e gli obiettivi relativi ad almeno il 30% dei propri investimenti solo nel 2026, con valori che andavano dal 30% nel caso della Spagna al 62% nel caso dell'Italia e al 70 % in quello della Polonia'.

La questione della proroga della scadenza dell'operazione Pnrr non e' all'ordine del giorno: cosi' e' stato sempre indicato sia dalla Commissione che dal Consiglio Ue. Tuttavia ci sono pressioni evidenti da parte di diversi governi in tal senso, in primo luogo da parte italiana anche se cio' non e' mai stato chiaramente esplicitato.

La responsabile dell'audit Ivana Maletic indica che la Corte dei Conti ha lanciato 'un segnale d'allarme, perche' a meta' percorso i paesi Ue avevano attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti ed erano avanzati per meno del 30 % verso i traguardi e gli obiettivi prefissati'.

Per contro, un aspetto positivo e' che, grazie a un prefinanziamento massimo del 13% dell'importo erogabile agli Stati membri, e' stato possibile versare rapidamente piu' fondi all'inizio, in linea con le finalita' della risposta alla crisi. La Corte critica pero' il ritmo con cui da allora si e' fatto ricorso al grosso dei fondi. A fine 2023, erano stati trasferiti solo 213 miliardi di euro dalla Commissione alle casseforti nazionali : 'Non e' detto poi che questi soldi siano arrivati ai destinatari finali, fra cui imprese private, societa' pubbliche di servizi energetici e scuole.

Di fatto, quasi la meta' dei fondi erogati ai 15 Stati membri che hanno fornito le necessarie informazioni al riguardo non aveva ancora raggiunto i destinatari finali'.

Inoltre quasi tutti i paesi hanno presentato in ritardo le richieste di pagamento alla Commissione, spesso a causa dell'inflazione o di carenze di approvvigionamento, di incertezze circa la normativa ambientale e di una capacita' amministrativa insufficiente. A fine 2023 era stato presentato il 70% delle richieste previste e per un ammontare inferiore del 16 % circa alle attese; per svariati motivi, sette paesi non avevano ricevuto alcun finanziamento per il soddisfacente conseguimento di traguardi e obiettivi. La Commissione e gli Stati membri hanno intrapreso azioni per agevolare l'assorbimento, specie nel 2023, ma e' prematuro verificarne l'eventuale impatto.

La Corte dei Conti indica che esiste 'il rischio che non tutte le misure previste siano completate per tempo. A fine 2023 le richieste di pagamento avevano riguardato meno del 30% degli oltre 6.000 traguardi e obiettivi (cioe' gli indicatori dello stato di avanzamento) totali; ne consegue che sono tanti (forse i piu' difficili) quelli ancora da raggiungere. Molti paesi hanno realizzato innanzitutto le riforme prima di procedere con gli investimenti. E' probabile, tuttavia, che la concentrazione di questi ultimi verso la fine del periodo utile aggravi ulteriormente i ritardi e rallenti l'assorbimento'.

Infine, 'gli esborsi non riflettono necessariamente la quantita' e l'importanza dei traguardi e degli obiettivi, per cui potrebbero essere versati fondi ingenti senza che le misure corrispondenti siano portate a termine dagli Stati membri. La Corte sottolinea che la normativa non prevede il recupero dei fondi se i traguardi e gli obiettivi sono raggiunti, ma le misure da ultimo non vengono completate'.

Aps

(RADIOCOR) 02-09-24 18:28:09 (0450)EURO,FONUE 5 NNNN

 


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