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Italia-Cina: Sace, export italiano cresce, nuove chance da transizione green -FOCUS -3-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 27 lug - Dal canto suo, Sace e' pronta ad assicurare il suo contributo e peraltro ha i piedi ben piantati in Cina. 'Siamo presenti- spiega il capo economista Terzulli - con un ufficio a Shanghai. Oltre al consueto supporto all'export ci muoviamo sul posto per creare legami. La nostra presenza li' conferma l'importanza che diamo al mercato. In un contesto storicamente non semplice, abbiamo stretto nel tempo degli accordi: uno e' quello con Sumec, una sorta di agenzia intermediaria che regola le importazioni in Cina di tecnologie rivolte ad alcuni settori come la meccanica strumentale, soprattutto, anche se non esclusivamente, per la produzione del tessile. Negli ultimi anni abbiamo cercato di cambiare approccio, globalmente e quindi anche in Cina. Tradizionalmente ci occupiamo di assicurare dai rischi politici del credito le transazioni commerciali, che pero' le imprese gia' hanno creato. Vengono da noi e le copriamo assicurativamente. Pero' in alcuni mercati, non e' facile nemmeno fare i contratti. Allora noi abbiamo varato una 'push strategy': prima ancora che l'impresa abbia un contratto identifichiamo un buyer, chiaramente di standing elevato, importante, al quale contribuiamo a far concedere una linea di finanziamento internazionale: La nostra controparte si impegna a organizzare con noi tutta una serie di incontri di business matching, in Italia o in loco, dove noi invitiamo delle imprese in un modo mirato, affinche' possano entrare nela lista dei venditori di questo buyer importante. Recentemente Sace ha siglato un'operazione di push strategy da 200 milioni in Cina dedicata alle pmi che operano nella meccanica strumentale, nell'automotive, nel food&agriculture e nella chimica, coinvolgendo la holding cinese Legend, uno dei maggiori gruppi privati, e in particolare la controllata Jc, operativa nel leasing".

Alle imprese che intendono investire in Cina, Terzulli suggerisce 'un approccio mirato: scegliere l'area di riferimento in un Paese cosi' vasto anche in base al settore in cui si opera'. Poi e' essenziale 'una visione strategica, non 'mordi e fuggi. In Cina ci si va per creare un presidio su un mercato che e' importante. Chi ha fatto questa scelta, come in passato, solo per ridurre alcuni costi produttivi, che tra l'altro ora non sono piu' cosi' bassi, non ha avuto grande successo'. Infine, "non bisogna sottovalutare la distribuzione', aspetto su cui l'Italia ha problemi strutturali e che in un Paese come la Cina ha una valenza fondamentale.

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(RADIOCOR) 27-07-24 18:46:05 (0409) 5 NNNN

 


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