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Europee: Ue, ora pesano l'incertezza Francia e il rischio immobilismo tedesco - FOCUS -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 10 giu - Gli effetti sugli assetti politici in alcuni paesi saranno diretti. In primo luogo in Francia e in Austria (in Italia la coalizione di governo era gia' forte e ora risulta premiata, in particolare cio' vale per la leadership di Giorgia Meloni anche rispetto ai suoi 'pari' al Consiglio europeo). Ricorda Julien Robin su The Conversation che il voto Ue e' stato considerato a lungo un voto di 'secondo ordine', espressione creata dai politologi Karlheinz Reif e Hermann Schmitt in occasione delle elezioni europee nel 1979: la conclusione per l'oggi e' che cominciano ad avere un peso sempre maggiore e non solo in Francia. Tutt'altro che secondario.

L'impatto del voto Ue sui mercati, con il ripiegamento dell'euro e l'andamento negativo delle Borse, non e' originato dai cambiamenti nel peso delle forze politiche all'Europarlamento bensi' da quello che si ritiene essere un 'rischio Francia': l'eventualita' di una coabitazione tra una guida del governo di marca lepenista e Macron presidente. La Francia ha conosciuto tre 'coabitazioni': da marzo 1986 a maggio 1988, quando sotto presidenza Mitterrand (socialista) alle legislative vinse una maggioranza di destra e Chirac divento' primo ministro; secondo caso nel 1993-1995 con Mitterrand sempre all'Eliseo e Balladur primo ministro (venne denominata 'coabitazione di velluto'); terza coabitazione tra sinistra e destra dal 1997 al 2002 con Chirac presidente e Jospin (socialista) primo ministro. 'Il problema oggi e' che il Rassemblement National di Le Pen non ha nulla a che vedere con la classica destra francese di allora connotandosi piu' come forza antisistema nonostante gli abbellimenti recenti', indica un diplomatico europeo. D'altra parte la Francia versa in una situazione particolarmente delicata sui conti pubblici con un debito/pil piu' vicino ai livelli dell'Italia che della Germania e il 19 giugno entrera' in procedura per deficit pubblico eccessivo (come l'Italia e diversi altri paesi). Lo spread non ne risente, comunque. Tuttavia, il ministro dell'economia Le Maire - che naturalmente e' parte in causa - ha dichiarato che 'le elezioni legislative cavranno le conseguenze piu' pesanti per la Francia, per i francesi, nella storia della Quinta Repubblica, in gioco e' cosa diventera' la nazione francese negli anni e nei decenni a venire. Non sono elezioni come le altre'.

Quanto alla Germania la disfatta personale del cancelliere richiederebbe un chiarimento pubblico sul modo in cui intende guidare la coalizione di governo con Verdi, anch'essi fortemente indeboliti, e liberali (stabili). Verdi e liberali nella Ue hanno registrato le perdite maggiori: -19 seggi i primi -23 i secondi. In patria solo il conservatore bavarese Markus Soder ha chiesto il ricorso alle urne 'il piu' rapidamente possibile'. La coalizione di governo e' debole, in perdita secca di consensi: insieme Spd, Verdi e liberali arrivano al 31% dei voti contro il 30% del Ppe e il 15,90% di AfD. Inevitabile che si riversi sulle concrete politiche nazionali e nella Ue. D'altra parte va ricordato che nell'Unione la svolta a destra su certe politiche si e' gia' manifestata su molti terreni ben prima del voto: cosi' per le politiche 'green' e sull'immigrazione, innanzitutto. Sulle prime, tra l'altro, due terzi del Ppe si sono pure schierati con Ecr e Id su alcune legislazioni importanti, confermando come la maggioranza politica che da' il calcio di inizio della legislatura spesso si frantuma su questioni non secondarie della politica europea.

La candidatura von der Leyen alla guida della Commissione appare meno complicata. Macron vuole chiudere il negoziato il 17 giugno, per tenere il tema piu' lontano possibile dal voto nazionale di fine mese. Ma e' stato lui stesso qualche settimana fa a criticare la gestione von der Leyen nei (primi?) cinque anni. Visti i risultati del voto lo scenario piu' accreditato e' che ci si stringa di buona o mala voglia attorno a von der Leyen. Si vedra' prossimamente che piega prenderanno i negoziati su questa nomina come sulle altre (presidente del Consiglio europeo e 'ministro' degli esteri) e il peso dei singoli leader, a cominciare da Meloni per l'Italia nella sua doppia posizione di premier e di presidente Ecr. E' evidente che se si tratta con l'Ecr non ci stanno i socialisti e la maggioranza pro Ue si sbriciola. I liberali rilanciano il modello della posizione 'centrista e centrale necessaria alla sinistra quanto alla destra' (parole di Vale'rie Hayer, capogruppo Re uscente e spera anche entrante).

Occasione per i primi contatti di persona tra alcuni leader sara' la riunione del G7 in Puglia da giovedi': ci saranno Meloni, Scholz e Macron (ma anche il presidente del Consiglio europeo Michel e la stessa von der Leyen).

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 10-06-24 17:13:08 (0472) 5 NNNN

 


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