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Commissione Ue: Breton si dimette in polemica con von der Leyen -2-

Ritiro e' altro ostacolo presentazione nuovo esecutivo domani (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 16 set - Nella lettera a von der Leyen il commissario francese a Industria e mercato interno ha indicato che a fine luglio la presidente della Commissione aveva scritto agli Stati membri chiedendo loro di nominare i candidati per il Collegio dei Commissari 2024-2029, precisando che gli Stati membri che intendevano proporre il membro della Commissione in carica non erano tenuti a suggerire due candidati. Il 25 luglio Macron designo' Breton per un secondo mandato. Continua Breton: 'Pochi giorni fa, nella fase conclusiva dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, lei (von der Leyen - ndr) ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome per motivi personali che in nessun caso ha discusso direttamente con me e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio presumibilmente piu' influente per la Francia nel futuro collegio. Ora le verra' proposto un candidato diverso. Negli ultimi cinque anni ho lottato incessantemente per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E' stato un onore.

Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, a ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso piu' esercitare le mie funzioni nel collegio'.

Che i rapporti tra von der Leyen e Breton fossero da tempo tesi e' noto: il commissario francese non ha mai nascosto la critica radicale alla gestione verticista della presidente della Commissione, la sua pratica di oscuramento del ruolo dei vari commissari. In primavera Breton aveva firmato con Paolo Gentiloni(economia), Nicolas Schmit (lavoro) e Josep Borrell (alto rappresentante 'esteri') una lettera sempre a von der Leyen per contestarle la nomina dell'eurodeputato Markus Pieper (del Ppe, il partito di von der Leyen) a inviato per le pmi, con un curriculum considerato di livello inferiore a quello di altri candidati. Verdi, liberali, sociali e Sinistra avevano sollevato il caso in Parlamento, che pone 'interrogativi sulla trasparenza del processo e sull'influenza della presidente della Commissione' su tale nomina.

Il ritiro di Breton complica le cose innanzitutto in Francia, dove si attende entro la settimana la formazione del governo Barnier con il quale Macron cerca di uscire dalla stretta post elettorale. I rapporti tra Macron e von der Leyen sono pessimi, anche se il presidente francese cosi' debole in patria e di conseguenza debole a Bruxelles non aveva carte da giocare in alternativa al secondo mandato alla presidente della Commissione.

Domani mattina von der Leyen incontrera' i capigruppo all'Europarlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo dopodiche' in teoria dovrebbe presentare la lista dei nuovi commissari. Appunto, solo in teoria perche' la Slovenia non ha formalizzato la candidatura per il nuovo esecutivo europeo: la candidata Marta Kos, che ha sostituito all'ultima ora Tomaz Vesel dopo che Lubiana ha accettato di procedere con la candidatura di una donna e non di un uomo, deve ottenere il via libera di una commissione parlamentare nazionale. Cio' ha originato il rinvio a martedi' della presentazione della nuova Commissione precedentemente atteso per la settimana che si e' appena conclusa.

C'e' uno scoglio politico di fondo: l'attribuzione al ministro italiano Raffaele Fitto di una vicepresidenza esecutiva (che ha potere in piu' di una direzione generale e un ruolo di coordinamento di vari portafogli) e' la questione politica che sta dividendo la maggioranza che ha votato per von der Leyen di nuovo alla guida della Commissione e cioe' Ppe, Pse (S&d), liberali (Renew) e Verdi. L'allargamento all'Ecr (il partito di destra di cui e' presidente Giorgia Meloni) sostenuto dal Ppe viene considerato inaccettabile almeno a parole da liberali, Verdi e anche dai socialisti i quali pero' hanno ripiegato su una posizione di attesa per verificare le posizioni che Fitto esprimera' nel corso delle audizioni parlamentari. Il problema e' che il via libera delle commissioni parlamentari su ogni singolo commissario deve ottenere due terzi dei voti per cui bocciare un candidato sostenuto dal Ppe ma non dagli altri equivale candidarsi a veder cadere il candidato del proprio schieramento politico in omaggio alla stessa regola. Il Parlamento europeo votera' in sessione plenaria l'intera Commissione con un voto di maggioranza dei voti espressi.

Ora si tratta di vedere come il ritiro di Breton influira' sulla qualita' della formazione della nuova Commissione (era in predicato di aggiudicarsi una vicepresidenza e un portafoglio pesante che avrebbe compreso anche la parte difesa/industria) e sui tempi. Gia' si ipotizza che la nuova Commissione possa entrare in carica da dicembre e non da novembre.

Aps

(RADIOCOR) 16-09-24 10:08:45 (0169) 5 NNNN

 


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