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Acqua: Intesa Sanpaolo-Acea, in Italia solo 4% reflue viene riutilizzato -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 18 lug - Guardando ai motivi per cui la diffusione del riuso delle acque reflue e' ancora scarsa, il primo e' quello normativo, ancora molto frammentato. L'Italia e' uno dei pochi paesi europei ad aver adottato una normativa specifica sul riutilizzo fin dal 2003.

L'Ue si e' dotata di un regolamento sul tema solo nel 2020 (oggetto di revisione nel 2024) e fino ad allora l'assenza di criteri e metodologie comuni ha comportato anche una insufficiente chiarezza nella gestione dei rischi sanitari e ambientali, dalla quale e' scaturita una mancanza di fiducia nei confronti delle pratiche relative al riutilizzo delle acque. Il tema del consenso rimane centrale e richiede interventi ad hoc per superare la sfiducia nella qualita' dell'acqua riciclata. Per la valorizzazione completa delle potenzialita' del riuso, sono necessari interventi infrastrutturali sui depuratori e poi, a valle, per la realizzazione di impianti di affinamento e di infrastrutture di collegamento con gli utilizzatori. Per dare attuazione a questo piano di interventi servono ingenti investimenti; l'assenza di un sistema strutturato di incentivi e riconoscimenti tariffari non facilita la realizzazione di investimenti finalizzati al riuso delle acque reflue depurate. Inoltre, secondo l'Osservatorio, un ulteriore ostacolo nella diffusione del riuso delle acque reflue e' legato al fatto che il riutilizzo e' piu' complicato rispetto all'uso di risorse convenzionali ed e' piu' costoso. In generale, i ricavi attualmente riconosciuti non incentivano la scelta di investimento a favore degli interventi per il riuso. Il metodo tariffario approvato dall'Area per il periodo 2024-29 e l'aggiornamento della qualita' tecnica vanno nella direzione auspicata, prevendendo due nuovi criteri che introducono elementi di premialita' per i gestori che riutilizzano la risorsa. Da considerare inoltre che una barriera al riutilizzo e' anche la frammentazione gestionale e dalle ridotte dimensioni, in media, degli impianti di depurazione. L'elevata frammentarieta' dei sistemi fognario-depurativi, legata non solo a particolari conformazioni del territorio ma, anche e soprattutto, alla presenza di una moltitudine di gestioni di piccole dimensioni, non sempre consente, infatti, il conseguimento delle necessarie economie di scala. Infine, e' opportuno valutare con attenzione il fatto che, per il riutilizzo della risorsa, e' necessario incrociare domanda e offerta a livello locale: il riuso delle acque reflue puo' essere agevolato valutandone la localizzazione, la stagionalita' degli usi e la disponibilita' all'utilizzazione da parte degli utenti. Da questo punto di vista, la specifica organizzazione produttiva italiana, basata sui distretti industriali puo' offrire dei vantaggi anche negli aspetti connessi alla gestione della risorsa idrica. Infatti, laddove ci sono dei distretti, aumenta la sensibilita' al riutilizzo. Quindi, per l'Osservatorio, allo scopo di superare in via definitiva le barriere che ostacolano la diffusione del riuso, da un lato sono necessari interventi normativi per armonizzare la disciplina tra i diversi usi e semplificare i procedimenti autorizzativi, dall'altro e' indispensabile favorire gli investimenti per l'adeguamento infrastrutturale, mediante introduzione di agevolazioni tariffarie, incentivi e meccanismi di obbligatorieta' al riuso, lavorando anche su una nuova cultura dell'acqua, avviando processi di stakeholder engagement e promuovendo campagne di comunicazione e formazione su rischi (pochi o nulli) e benefici (molti) derivanti dal riutilizzo.

Fla-

(RADIOCOR) 18-07-24 16:01:00 (0530)ENE,UTY 5 NNNN

 


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